LOS OLVIDADOS

Luis Buñuel

Sog., Scen.: Luis Alcoriza, Luis Buñuel. F.: Gabriel Figueroa. M.: Carlos Savage. Scgf.: Edward Fitzgerald. Mus.: Gustavo Pittaluga. Int.: Alfonso Mejía (Pedro), Estela Inda (Marta, madre di Pedro), Miguel Inclán (don Carmelo, il cieco), Roberto Cobo (‘El Jaibo’), Alma Delia Fuentes (Meche), Efraín Arauz (‘El Cacarizo’), Mario Ramírez (‘Ojitos’), Francisco Jambrina (direttore del riformatorio), Javier Amezcua (Julián), Jesús Navarro (padre di Julián). Prod.: Óscar Dancigers, Sergio Kogan, Jaime Menasce per Ultramar Films. DCP. D.: 81’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

I loro sogni sono la misura dei loro destini.

André Bazin

 

Luis Buñuel riuscì a scomparire dalla storia del cinema dopo aver creato due scandalosi film surrealisti e un documentario girato in una delle zone più povere della Spagna. In Messico ricevette poi l’incarico di girare in velocità due film d’intrattenimento a basso costo. Nei successivi tre anni senza impiego studiò attentamente Città del Messico e decise di concentrarsi sulle condizioni dei bambini abbandonati. Non c’è niente di ovvio nel modo in cui Buñuel racconta la povertà, e del resto detestava il sottotitolo Pitié pour eux affibbiato al film in alcuni paesi. Basò Los olvidados su osservazioni dirette e documenti ufficiali, ma sfidò il neorealismo ritraendo i suoi protagonisti come figure complesse guidate dai propri impulsi inconsci. Lo psicoanalista Mikael Enckell ha visto in Un chien andalou “cronache da un ricettacolo di tentazioni represse”, e lo stesso vale per Los olvidados. La dimensione inspiegabile non è mai assente, e il concetto stesso di ‘realtà’ è costantemente messo in discussione. Non c’è via d’uscita, se non attraverso il vicolo cieco della morte. L’umanità è sottoposta a una prova estrema nel personaggio di Jaibo, che ha visto sua madre solo una volta, “e forse è stato un sogno”. Un cieco accarezza con una colomba la schiena nuda di una bambina per trasferire all’animale la sua malattia. Nessuno ha saputo creare simili situazioni come Buñuel. Nel suo stile unico, sesso e violenza, ragione e pazzia, bene e male si distinguono a fatica, e questa è la caratteristica più autentica della poesia buñueliana. “La porta del sogno sembra chiusa per sempre. Solo le ferite restano aperte”, scrisse Octavio Paz. Ma le rivelazioni oniriche di Buñuel sembrano trascendere la nostra comprensione e accedere a territori che parrebbero preclusi al cinema.

Peter von Bagh, Elämää suuremmat elokuvat [Films Bigger Than Life], Otava, Helsinki 1989

Copia proveniente da

Restaurato nel 2019 da The Film Foundation’s World Cinema Project presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata in collaborazione con Fundación Televisa, Cineteca Nacional Mexico e Filmoteca de la UNAM, grazie al contributo di The Material World Foundation