LIGHTNING OVER WATER
Scen.: Nicholas Ray, Wim Wenders. F.: Ed Lachman, Martin Schäfer. M.: Peter Przygodda, Wim Wenders. Mus.: Ronee Blakley. Int.: Nicholas Ray, Wim Wenders, Ronee Blakley, Pierre Cottrell, Tom Farrell, Stephan Czapsky, Mitch Dubin, Becky Johnston. Prod.: Renée Gundelach per Road Movies Filmproduktion, Wim Wenders Produktion, Viking Film. DCP. Col.
Scheda Film
Una notte tardi, o forse un mattino prestissimo, un taxi scarica un uomo davanti a una porta, downtown, Manhattan. L’uomo ha un impermeabile, […] ma non è un killer professionista pagato per uccidere qualcuno che non conosce: è Wim Wenders, arrivato a casa di Nick Ray per girare un film sulle sue ultime settimane di vita (o ultime ore, ma al cinema si misura sempre tutto in settimane).
Come tutti i film sulla vita finiscono inevitabilmente per evocare l’idea della morte, questo film sulla morte ha tutte le porte e le finestre spalancate su un mondo di grande vitalità. Che altro non è che nostalgia della vita mentre la si vive, simulazione, recitazione, finzione. Così il film procede in progresso con la morte, questa volta veramente al lavoro, in 35mm e in videotape, in una sorta di continuo esterno-interno organico.
Wenders, e noi con lui, incomincia a familiarizzare con il sentimento della morte e con l’idea semplice semplice che neanche noi che facciamo o che guardiamo il film siamo immortali, e dunque ben vengano le giunche cinesi materializzate dalla fantasia regressiva di Nick, ben venga Nick che scatarra gioiosamente nel microfono, Robert Mitchum che torna a casa zoppicando dal rodeo (sequenza che toglie il respiro, sublime come un Mizoguchi), Nick dolcissimo con gli studenti di un college (chissà cosa sanno di lui, pochissimo o niente, ma fa lo stesso), Nick disarmante per quanto è comprensivo anche con coloro che lo hanno emarginato, con Hollywood che gli ha reso il lavoro e la vita durissima. Infatti Nick, come tutti i registi che amo, era comprensivo anche con i cattivi dei suoi film.
Mi chiedo perché quello che si vede e si sente in questo film mi ha così profondamente emozionato. Nick è circondato da amici, da affetti, da ricordi. Wim è spaventosamente solo, ammutolito, mimetizzato nel décor […]: Sam Spade si è accorto che sta filmando qualcosa mai filmato prima, quello che Proust, nelle sue ultime parole, aveva chiamato “l’immense frivolité des mourants”.
Bernardo Bertolucci