LES AMANTS DE BRASMORT
Scen.: Jacques Dopagne, Robert Scipion. F.: Roger Hubert. M.: Nicole Marko. Scgf.: Maurice Colasson. Mus.: Georges Auric. Int.: Nicole Courcel (Monique Levers), Line Noro (Madame Levers), Robert Dalban (il signor Levers), Franck Villard (Jean Michaut), Margo Lion (Hélène), Henri Génès (Nestor), Jacky Flynt (Maguy), Philippe Nicaud (Robert Girard), Mona Goya (la vedova Girard), René Génin (Camille). Prod.: Paul-Edmond Decharme per Alcina. 35mm. D.: 86’. Bn.
Scheda Film
Les Amants de Brasmort è un’opera dai toni gravi in cui, nel rappresentare l’ambiente dei marinai, il regista ritrova l’atmosfera realistica e il calore umano di Un homme marche dans la ville. Pagliero ritorna nel solco più fecondo della sua opera: l’osservazione degli uomini sul luogo di lavoro. Girato in esterni a Conflans-Sainte-Honorine vicino a Parigi, e lungo la Senna tra Conflans e Rouen, il film è innanzitutto un documento sull’industria del trasporto fluviale, sulla fatica degli uomini che vivono sulle chiatte, le caricano, le scaricano e le fanno navigare. Evidentemente Pagliero, affascinato dai porti, dall’acqua, dalle navi, dalle atmosfere nebbiose, si è ricordato di Un homme marche dans la ville e anche di Dédée d’Anvers (Yves Allégret, 1948). In Les Amants de Brasmort, sin dall’apertura, il cineasta filma un molo di Conflans: le gru fissate al suolo o montate su rotaie caricano del carbone nelle stive delle chiatte. L’immagine grigia, firmata da Roger Hubert – che varrà al suo autore innumerevoli lodi –, rende la durezza di questi mestieri. Più avanti, una straordinaria serie di piani descrive il porto di Rouen in un’iconografia particolarmente espressiva: Pagliero moltiplica le lente dissolvenze incrociate che prolungano la durata delle due immagini sovrapposte in una foresta di alberi di navi, di gru, di ciminiere, di campanili. Con tenerezza e nostalgia, l’autore indugia a lungo sul cimitero di chiatte a Brasmort nei pressi di Conflans, con le barche di legno che marciscono lentamente, semimmerse nell’acqua, e i vecchi marinai dal viso triste, riconvertiti in allevatori di pollame e di capre. E poi, come nella maggior parte dei suoi film, Pagliero racconta anche una passione, laddove le attrazioni amorose riescono a far esplodere i conflitti di classe. Bazin non ha esitato a scrivere che nel film si sentono gli echi dell’Atalante di Jean Vigo.