LES ABYSSES

Nico Papatakis

Scen.: Jean Vauthier. F.: Jean-Michel Boussaguet. M.: Denise de Casabianca, Pascale Laverrière, Edwige Bernard. Mus.: Pierre Barbaud. Int.: Francine Bergé (Michèle), Colette Bergé (Marie-Louise), Pascale de Boysson (Elisabeth Lapeyre), Colette Régis (Gertrude Lapeyre), Paul Bonifas (André Lapeyre), Jean-Louis Le Goff (Philippe), Lise Daubigny (Madeleine). Prod.: Lenox Films. DCP. D.: 92’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Magnifico e strano film dove la ragione è calata nella follia, il paradiso nel più profondo dell’inferno, dove l’amore è dipinto nelle forme dell’odio. […] Soltanto la violenza del crimine commesso dalle due eroine ci fa misurare l’atrocità del crimine invisibile di cui sono state vittime”, così Simone de Beauvoir su Les Abysses, film sulfureo che segnò l’esordio come regista di una personalità inclassificabile quale Nico Papatakis (1918-2010). Di origini greche ed etiopi, si stabilì nel 1939 a Parigi dove frequentò Sartre, Breton, Prévert e Jean Genet, di cui produsse l’unico film, Un chant d’amour (1950) e che ritrasse molti anni più tardi in Les Équilibristes (1992). Per la sua pièce Les Bonnes, Genet si era ispirato a un efferato episodio di cronaca nera che aveva attirato anche l’interesse di Lacan e dei surrealisti: l’affaire delle sorelle Papin, due giovani domestiche che a Mans nel 1933 avevano trucidato la padrona e sua figlia. Ma quando Papatakis volle trarne un film, Genet gli rifiutò l’autorizzazione. Il regista coinvolse allora il drammaturgo Jean Vauthier e reinventarono la vicenda (le due sorelle prestano servizio nella casa di campagna di una famiglia di viticoltori di Bordeaux sull’orlo del fallimento, intenzionati a vendere la proprietà e licenziarle), creando un clima allucinato e onirico da teatro dell’assurdo, grazie alla deformazione parossistica di gesti, mimica e parole che esprimono l’energia malata delle due sorelle (impersonate dalle attrici Francine e Colette Bergé, straordinarie), secondo “l’idea surrealistica che l’isteria non sia un fenomeno patologico ma un mezzo supremo d’espressione” (René Prédal). I movimenti circolari della macchina da presa accompagnano il crescendo di odio e violenza in una rappresentazione visionaria che esclude ogni manicheismo consolatorio e si ispira a un estremismo provocatorio che ritroveremo in altri film di Papatakis.
Boicottato dai selezionatori del festival di Cannes 1963, Les Abysses trovò l’appoggio di André Malraux, allora ministro della cultura, ma suscitò una polemica rovente e fu difeso da Sartre, Simone de Beauvoir, Breton e dallo stesso Genet.

Roberto Chiesi

Copia proveniente da

Restaurato nel 2014 in 2K da Gaumont a partire dal negativo 35mm. Masterizzazione dell’immagine a cura di Éclair. Restauro del sonoro a cura di Le Diapason