LE MOGLI E LE ARANCE

Luigi Serventi

T. ted.: Himmlische Orangen. Scen.: Lucio D’Ambra. F.: Giulio Rufini. Scgf.: Caramba [Luigi Sapelli]. Int.: Luigi Serventi (marchese Marcello), Myra Terribili (Caterinetta), Paolo Wullman (barone Sanglot), Alberto Pasquali, Rina Maggi, Stella Blu. Prod.: Do.Re.Mi. 35mm. L.: 1532 m (incompleto, l. orig.: 1919 m). D.: 74’ a 18 f/s. Imbibito

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Le mogli e le arance è caratterizzato da una pace meravigliosa. È il tipo di quiete che molti di noi associano immediatamente al Sud. Tutto sembra essere al posto giusto, perfetto, e il tempo si limita a scorrere. Nell’ambientazione di un sanatorio, un nobile pratica l’ozio e si dedica a giochi mentali al rallentatore. Suona noioso? Sì. Ma non lo è, l’assenza di eventi è decisamente affascinante. Il regista tenta di narrare il tempo, il tempo in sé e in quanto tale: un esperimento raro.

Karl Wratschko

 

Lucio D’Ambra è un’ombra che incombe sulla storiografia del cinema italiano per motivi non troppo chiari a un outsider. Sembra animare, o avere animato, la speranza che il cinema italiano muto sia stato nobilitato dal più ambito genere di regista: l’Autore. Un autore – gli autori sono sempre uomini – si riconosce dal suo eminente talento e inconfondibile stile. Essendo un autore, eleva l’intrattenimento popolare chiamato cinema al sicuro territorio dell’arte, e protegge così gli spettatori colti dal pericolo di amare la stessa cosa – un film – nello stesso modo in cui la amano gli incolti.
Sono oggi disponibili più film di Lucio D’Ambra che in passato, e vedendoli uno dopo l’altro, diventa evidente che sono opere più d’un amateur che d’un auteur. I primi tre rulli di Carnevalesca (il film non è in programma) sono veramente tremendi, privi della semplice capacità di veicolare un senso attraverso le immagini, per non parlare di ritmo. Così posso immaginare la Borelli che improvvisamente punta i piedi, sibila “Basta!” e prende in mano la regia del film, facendo dell’ultimo rullo una rutilante prova d’attrice.
In Le mogli e le arance quel che si vede (vagamente, perché nella copia disponibile i dettagli affogano nel troppo denso Desmetcolor) è una deliziosa rivista, un capriccio alla moda, che porta dovunque la firma di Caramba (Luigi Sapelli). Fin dal 1900 importante produttore di operette, Caramba fu anche il sommo maestro delle scenografie e dei costumi per il teatro, l’opera e il balletto italiani. È lui l’autore dell’esuberante varietà di cappelli dispiegata in Le mogli e le arance, della coreografia dove un gruppo di belle ragazze si muove come un corpo di ballo, dell’incantevole teatro delle ombre e di altre deliziose trovate visive presenti nel film. Il popolare attor giovane Luigi Serventi fa l’attor giovane, e Lucio D’Ambra scrive le didascalie. D’Ambra pubblicò anche alcuni compiaciuti articoli per promuovere se stesso come scrittore attivo nel cinema, cosa che certamente fu, dirigendo una ventina di film tra il 1918 e il 1922. Poiché diede alle stampe dei testi, gli storici recenti lo hanno scambiato per un autore.

Mariann Lewinsky

Copia proveniente da

Restaurato nel 2001 da Cineteca Nazionale a partire da una copia del Filmarchiv Austria presso i laboratori Cinecittà Studios