LE CERCLE ROUGE

Jean-Pierre Melville

Sog., Scen.: Jean-Pierre Melville. F.: Henri Decaë. M.: Marie-Sophie Dubus, Jean- Pierre Melville. Scgf.: Théobald Meurisse. Mus.: Eric Demarsan. Int.: Alain Delon (Corey), Gian Maria Volonté (Vogel), Yves Montand (Jansen), Bourvil (il commissario Mattei), Paul Crauchet (il ricettatore), Paul Amiot (il capo della polizia), Pierre Collet (il guardiano della prigione), François Périer (Santi). Prod.: Robert Dorfman per Les Films Corona, Selenia Cinematografica. DCP. Col.

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il penultimo film di Jean-Pierre Melville è apparentemente un noir avvincente sulla meticolosa preparazione e attuazione di una rapina notturna in una grande gioielleria di Place Vendôme. Ma, come sempre accade nel cinema del grande autore francese, i cliché di una caper story sono calati in una malinconica contemplazione dell’aleatorietà, dell’inutilità e della solitudine che caratterizzano la condizione umana. Le Cercle rouge può sembrare reali- stico, per la precisione dei dettagli e l’adesione alla continuità reale delle azioni (come la rapina, che dura venticinque minuti) ma in effetti Melville dissemina e moltiplica una serie di sottili, deliberate e stranianti inverosimiglianze che conferiscono al film un’atmosfera quasi trasognata, anche grazie alla magnifica fotografia di Henri Decaë e ai suoi cromatismi blu metallici. Il ‘cerchio rosso’ del titolo è il segno della morte che, con le dinamiche speculari di tradimento e inganno, sovrasta i destini dei personaggi, due criminali uniti da una silenziosa, casuale amicizia, Corey (Delon), appena uscito di galera, e Vogel (Volonté), appena fuggito dagli sbirri, con la collaborazione di un ex tiratore scelto della polizia, Jansen (Montand), radiato perché alcolizzato. Ma una fredda solitudine è anche quella che circonda il loro nemico, il commissario Mattei, nella cui casa vivono soltanto gatti, interpretato da Bourvil (gravemente malato e morto alla fine delle riprese) in un registro di cinismo machiavellico completamente differente da quelli abituali, bonari e comici. Indimenticabile l’allucinata sequenza in cui i deliri etilici di Jansen assumono le forme ripugnanti e invasive di insetti e rettili, con echi di Faulkner e Poe. La distribuzione italiana tagliò ben ventisei minuti riducendo soprattutto le sequenze dove appariva da solo Mattei. Fu il più grande successo di pubblico della carriera di Melville, sia in Francia che all’estero, ispirò in modi diversi numerosi cineasti delle generazioni successive, da John Woo a Walter Hill, da Michael Mann a Tarantino. Al film è legato anche uno degli ultimi atti del rapporto ormai avvelenato fra Melville e un suo ex pupillo, Jean-Luc Godard, che scrisse un articolo per denigrare violentemente Le Cercle rouge, nascondendosi sotto lo pseudonimo di un eretico bruciato vivo nel Cinquecento.

Roberto Chiesi

Copia proveniente da

Restaurato in 4K nel 2020 da StudioCanal e CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée presso il laboratorio Hiventy a partire dal negativo originale