LAYLA WA ZI’AB

Heiny Srour

Scen.: Heiny Srour, Ahmed Beydoun. F.: Curtis Clark, Charlet Recors. M.: Eva Houdova. Scgf.: No’man Al Joud, Ahmed Maalla, Heiny Srour. Mus.: Zaki Nassif, Munir Bechir. Int.: Nabila Zeitouni (nei vari ruoli di Leila), Rafik Ali Ahmad, Raja Nehme, Emilia Fowad, Ferial Abillamah, Zafila Cattan, Wissal El Sayyed, Yolande Asmar, Toufic Mrad, Antoniette Negib, Mona Ramadan, Hayat Lozi, Majwa Mehdi. Prod.: Leila Films, BFI. DCP. D.: 90’. Col.

Foto © Heiny Srour

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Intrecciando memoria, mito e materiali d’archivio, Layla wa zi’ab segna uno dei punti d’intersezione più significativi tra il cinema militante e anticoloniale dei pionieri del Tercer Cine e la storiografia femminista. Rimosso e dimenticato, il ruolo delle donne arabe nella storia politica del Medio Oriente, è qui illuminato per la prima volta e posto al centro del discorso. Il progetto è tanto più ambizioso in quanto Heiny Srour non si limita a esaminare una precisa epoca storica ma fotografa sessant’anni di conflitti. Utilizzando l’espediente narrativo della struttura ‘a mosaico’ tipica del racconto orientale, Leila viaggia nel tempo: dalla Palestina del Mandato Britannico fino all’invasione israeliana del Libano nel 1982, attraversando le insurrezioni degli anni Venti, la rivoluzione del 1936-1939 – durante la quale le donne organizzarono un matrimonio per trasportare armi – e il massacro del villaggio palestinese di Deir-Yassin…
“Ho scritto la sceneggiatura in tre settimane, in una sorta di trance… Tahar Cheriaa mi chiamò sgridandomi: ‘Sono dieci anni che non fai un film! C’è un concorso bandito dall’Agenzia per la Cooperazione Culturale e Tecnica (ACCT) e non hai mandato nulla!’. Tahar Cheriaa aveva avuto un ruolo centrale nella realizzazione di L’ora della liberazione è arrivata, e adorava il mio film. Volevo assolutamente inviargli una storia degna di lui, padre di tutti noi giovani cineasti arabi e africani dell’era Tricontinentale. Rileggendola, ho pensato che mi avrebbero preso per pazza, anche perché di solito erano i film neorealisti a vincere. Il mio era invece un film di rottura nel contenuto e nella forma.”
Riconosciuto dalla critica per l’originalità e il talento della sua regista, Layla wa zi’ab fu distribuito ovunque nel mondo ma censurato nella maggior parte dei paesi arabi. Grazie a questo restauro riscopriamo un’opera di grande complessità, che anche nei momenti più imperfetti, non si esaurisce nel suo, pur fondamentale, appello femminista.

Cecilia Cenciarelli

Copia proveniente da

Restaurato da CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée a partire dal negativo originale 16mm