L’ASSASSINO
Sog.: Tonino Guerra, Elio Petri; Scen.: Tonino Guerra, Elio Petri, Pasquale Festa Campanile; Dial.: Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa; F.: Carlo Di Palma; Mo.: Ruggero Mastroianni; Scgf.: Giovanni Checchi, Renzo Vespignani; Co.: Graziella Urbinati; Op.: Dario Di Palma; Ass. op.: Angelo Lannutti, Alberto Spagnoli; Mu.: Piero Piccioni; Su.: Giovanni Rossi; Int.: Marcello Mastroianni (Alfredo Martelli), Micheline Presle (Adalgisa De Matteis), Cristina Gaioni (Nicoletta Nogara), Salvo Randone (commissario Palumbo), Andrea Checchi (Morello), Giovanna Gagliardo (Rosetta), Paolo Panelli (il detenuto Paolo), Toni Ucci (il detenuto Toni), Marco Mariani (commissario Margiotta), Franco Ressel (dottor Francesconi), Mac Roney (suicida), Max Cartier (il cameriere bruno), Enrico Maria Salerno; Prod.: Franco Cristaldi per Vides Cinematografica, SGC, Titanus; Pri. pro.: 27 marzo 1961. DCP. D.: 98’. Bn
Scheda Film
Ho sempre tentato di far vivere, secondo un metodo esistenzialista, la situazione di un personaggio nella quale si ri etta- no le sue contraddizioni interiori, la sua coscienza di essere un oggetto di fronte ai soggetti dell’autorità. Mi sono a poco a poco reso conto che a partire da una ne- vrosi rappresentata in termini esistenziali- sti sono arrivato a descrivere puramente e semplicemente dei casi di schizofrenia… Nei miei primi lm era la nevrosi il con- tenuto della normalità, poi fu la schizo- frenia.
(…) In Italia, come nel resto del mondo, credo che siano questi i metodi della poli- zia: ovvero costruire l’accusa con qualsiasi mezzo, in maniera astratta. Dal momento in cui ci si trova dinanzi all’autorità si è colpevoli. Naturalmente, per questo lm ho subito spaventose aggressioni da parte della censura. Sono stato costretto ad ap- portare novanta modi che. Ad esempio, prima si poteva capire meglio chi fossero gli informatori, nella versione de nitiva, invece, ho dovuto oscurare un pezzo di pellicola. Questo è stato uno degli episo- di più gravi, ma ci sono state anche altre cose minori; ad esempio, i poliziotti par- lavano con un forte accento siciliano. Ho dovuto rifare il doppiaggio da zero perché la censura reputava questo fatto offensi- vo. Ero giovane, ho scritto delle lettere ai giornali ma… Il produttore mi aveva ob- bligato a fare questi cambiamenti e non avevo trovato la forza di ribellarmi, di dire “No, non lo faccio; andiamo a vedere cosa c’è al fondo; quali sono i loro obbiettivi”. I rapporti con la censura erano simili a quelli tra Mastroianni e il poliziotto; per- ché loro non davano nessuna dichiarazio- ne uf ciale, mandavano un intermediario che diceva “qui… qui… qui…”. La cen- sura non impiegava le maniere forti, ma c’era sempre la minaccia di non far uscire il lm.
Elio Petri, Elio Petri, a cura di Jean A. Gili, Facoltà di Lettere e Scienze Umane, Nizza 1974
Carlo Di Palma
“La cosa più importante è trasformare in materia qualcosa di astratto, perché la luce è una cosa astratta. Ma non è tutto. Questa materializzazione deve funzionare nel senso del progetto narrativo dell’auto- re, armonizzarsi con il lavoro delle altre persone che partecipano alla costruzione del lm: scenografo, costumista, etc. Il direttore della fotogra a “tecnicamente” preparato può girare tutti i lm e non può girarne nessuno. Bisogna soprattutto che sappia interpretare una storia scritta, emozionarsi leggendo la sceneggiatura. E fare in modo che questa emozione si ritro- vi nella sua luce. Ogni storia ha il suo sti- le, non bisogna sfruttare le proprie ricette da un lm all’altro. Io non mi sento mai “un professionista”, ogni volta riprendo tutto da capo, e con un grande piacere”. Così scriveva Carlo Di Palma nell’Annua- rio 1997 AIC (Associazione Italiana ca- piooperatori).
Lorenzo Codelli, Carlo Di Palma, “Posi- tif”, n. 524, ottobre 2004
Il restauro digitale de L’assassino è stato realizzato a partire dal negativo camera originale e, per il primo e l’ultimo rullo, da un lavander d’epoca poiché il negativo originale conservato risulta lacunoso. I due elementi sono stati scansionati alla risoluzione di 2K. Per ritrovare lo splendore originale, il grading digitale è stato eseguito utilizzando come riferimento una copia positiva d’epoca conservata dalla casa di produzione Titanus presso l’archivio della Cineteca di Bologna. Il suono originale è stato restaurato digitalmente a partire dal negativo ottico 35mm da cui è stato stampato un positivo colonna. Il restauro ha prodotto un controtipo di conservazione e un nuovo negativo colonna. È stato inoltre eseguito - su diversi supporti di conservazione digitale – un back- up completo di tutti i le prodotti dal restauro digitale. Le lavorazioni sono state eseguite presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata nel 2011.