L’ANELLO DI PIERROT
Int.: Sandrina Albertini-Bianchi (Pierrot), Anna Cipriani, Cia Fornaroli, Enna Saredo. Prod.: Caesar Film 35mm. L.: 947 m. D.: 46’ a 18 f/s. Bn.
Scheda Film
Sempre a proposito di flessibilità dei ruoli di genere, presentiamo L’anello di Pierrot, dove l’attrice Sandrina Albertini-Bianchi interpreta la maschera del titolo, personaggio tipo della commedia dell’arte e della pantomima a partire dal XVIII secolo. Da pagliaccio triste Pierrot si era evoluto nel tempo in un personaggio più sensibile e innocente, ed era un ruolo amato dalle grandi attrici sin dall’interpretazione di Sarah Bernhardt nel Pierrot assassin, nel 1893. Dive del cinema quali Stacia Napierkowska (Le Miracle des fleurs, 1912) e Francesca Bertini (Storia di un Pierrot, 1913) incarnarono sul grande schermo Pierrot memorabili creando un legittimo, per quanto dimenticato, sottogenere. La complessa interpretazione di Albertini-Bianchi confonde perfino lo spettatore moderno con la sua ambiguità. Dove finisce la donna e inizia l’uomo? Questo non sembra interessare all’attrice. Non sembra nemmeno intenzionata a convincere il pubblico dell’identità sessuale nella quale si è calata, figuriamoci se ci prova con gli altri personaggi. Davvero ha appena baciato voluttuosamente una ragazza? Nel 1917? Cosa sta succedendo?
La trama di L’anello di Pierrot è invece semplice e lineare. Per poter mantenere la sua famiglia, lo squattrinato Pierrot se ne va di casa, si innamora della figlia di un nobile, vince una fortuna per poi perderla, contempla il suicidio e infine torna a casa povero come prima. Ma è in seno alla famiglia e alle prese con il duro e onesto lavoro che trova la felicità. L’anello di Pierrot non è solo un oggetto eccentrico e bizzarro. Grazie a una produzione curatissima e al complesso lavoro degli attori abbiamo l’impressione di riscoprire un vero capolavoro, il cui meritato ritorno sul grande schermo si è fatto fin troppo attendere. Il suo realismo e la sua incantevole semplicità vi abbaglieranno. Non per la prima volta, si ha qui l’impressione che la grande arte si celi nell’estremo candore.
Karl Wratschko