LANDRIÁN

Ernesto Daranas Serrano

Scen.: Ernesto Daranas Serrano, Ania Molina Alonso. F.: Ángel Alderete Gómez. M.: Pedro Suárez Boza. Mus.: Juan Pablo Daranas Molina. Prod.: Ester Masero per Altahabana Films, ICAIC. DCP. D.: 79’. Bn e Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Negli anni Sessanta Nicolás Guillén Landrián divenne il primo regista nero di Cuba. Si distanziava tanto dal neorealismo italiano quanto dal realismo socialista. Era vicino ad autori come Chris Marker. In qualche modo, anticipava la non-fiction contemporanea per la sua capacità di osservazione, per la sua abilità nel conferire vita e un sentimento interno alla superficie di tutto ciò che ritraeva. Lo stile e la personalità distintivi dell’artista finirono per scontrarsi con le autorità della Rivoluzione cubana: i suoi documentari furono censurati e lui fu imprigionato e sottoposto a internamento psichiatrico. Andò in esilio a Miami, dove morì nel 2003.
Ho scoperto Landrián nel cinema di quartiere della mia infanzia. Lì ho visto molte volte il suo Ociel del Toa. I miei genitori erano stati maestri di montagna e avevo vissuto fino all’età di cinque anni in quegli stessi paesaggi e tra quelle stesse persone che quel piccolo e splendido film ritraeva. Dopo diverse decadi di oscurità, la figura di Landrián inizia a essere rivalutata. L’ammirazione per i suoi documentari è stata accompagnata dalla rivelazione delle ingiustizie commesse nei suoi confronti. Nel 2019 ho visitato gli Archivi dell’ICAIC e sono rimasto colpito nel constatare il pessimo stato di conservazione di gran parte dei materiali lì custoditi. Fu allora che mi proposi di restaurare i film di Landrián. Questo documentario è parte di questo progetto e, grazie alle testimonianze della vedova Gretel Alfonso e del suo direttore della fotografia Livio Delgado, permette un’avvicinamento molto intimo all’essere umano e all’artista.
Ciò che rende interessante il caso di Landrián è ciò che ci dice su ciò che sta accadendo in questo preciso momento a Cuba. Il mio paese sta attraversando uno dei periodi più tristi della sua storia. La distanza tra il governo e il popolo si fa sempre più grande. È un paese che non offre alcun futuro ai suoi giovani. E per tutte queste ragioni, ricordare una vicenda come quella di Landrián e rivedere il suo cinema è anche un atto politico, non solo storiografico.

Ernesto Daranas Serrano

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