LA MASCHERA DEL DEMONIO

Mario Bava

Sog.: dal racconto Il Vij (1835) di Nikolaj Gogol’. Scen.: Mario Bava, Marcello Coscia, Ennio De Concini, Mario Serandrei. F.: Mario Bava. M.: Mario Serandrei. Scgf.: Giorgio Giovannini. Mus.: Roberto Nicolosi. Int.: Barbara Steele (Asa/Katia), John Richardson (dottor Andrej Gorobec), Andrea Checchi (dottor Choma Kruvajan), Ivo Garrani (Nikita), Arturo Dominici (Yavutich), Enrico Olivieri (Constantino), Tino Bianchi (Ivan), Antonio Pierfederici (sacerdote), Clara Bindi (locandiera), Mario Passante (cocchiere). Prod.: Massimo De Rita, Lionello Santi per Galatea, Jolly Film. DCP. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

[Dopo I vampiri], nel 1959 Bava, da direttore della fotografia, salvò un’altra produzione Galatea, La battaglia di Maratona. Questa volta la Galatea decise di mostrare la propria riconoscenza a Bava affidandogli una regia ufficiale. […] Bava e i suoi sceneggiatori Ennio De Concini e Mario Serandrei, pur mettendo in scena vampiri, si rifecero a fonti diverse e ancora intatte: un racconto poco noto di Gogol’, Il Vij. […]
In Gogol’ c’è già il motivo della fascinazione (in senso esplicitamente sessuale) del male, ma il tema del doppio è solo accennato. In Bava vi è invece una dualità bene/male scissa in due persone diverse (Asa/Katia). La scelta di fare interpretare alla stessa attrice, Barbara Steele, i due personaggi di Asa e Katia, male e bene, è solo l’artificio più visibile per creare ambiguità e confusione. […]
Un altro mezzo che ha Bava per costruire un mondo fantastico incerto e ambiguo è il movimento: si intende della macchina da presa. Scegliere di girare piani sequenza sopra il minuto e complicati da dolly e carrelli elaborati anziché spezzare la sequenza in piani medi e campi/controcampo, significa in primo luogo narrare con evidenza realistica una storia fantastica. […]
La maschera del demonio è anche un film che rappresenta il fantastico e l’orrore con la massima concretezza corporea: superando anzi i confini del rappresentabile vigenti all’epoca, tanto da avere problemi di censura in alcuni paesi. […]
Più che I vampiri, dove l’elemento orrorifico era ancora timido, La maschera del demonio è il film che fa nascere l’horror italiano, un genere che durò fino al 1966 circa, mai destinato a grandi incassi, ma seguito (con maggiore entusiasmo) anche fuori dal nostro paese. I registi post-baviani trassero inoltre da La maschera del demonio le atmosfere gotiche e il gusto morboso, trasformandolo a volte in necrofilia da fumetto. Se non sempre seppero creare uno stile, come aveva fatto Bava, non ebbero nulla da invidiare alle produzioni britanniche coeve, e comunque diedero vita a un fantastico originale, dove i fantasmi della psiche sono più minacciosi di quelli dell’oltretomba.

Alberto Pezzotta, Mario Bava, Il Castoro, Milano 1995

Copia proveniente da

Restaurato in 4K nel 2023 da Cineteca di Bologna in collaborazione con Alfredo Leone e Naor World Media Films presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, a partire dai negativi camera e suono originali messi a disposizione da Iron Mountain Entertainment Services