GATAN

Gösta Werner

F.: Sten Dahlgren. M.: Ragnar Engström. Scgf.: P.A. Lundgren. Mus.: Charles Wildman. Int.: Maj-Britt Nilsson (Britt Persson), Peter Lindgren (Bertil ‘Berra’ Wiring), Keve Hjelm (Rudolf ‘Rulle’ Malm), Naemi Briese (Vera ‘Gullan’ Karlsson), Stig Järrel (Sven Andreasson), Åke Fridell (Gustaf Persson), Marianne Löfgren (Elin Persson), Per Oscarsson (Åke Rodelius). Prod.: Inge Ivarson per AB Kungsfilm. 35mm. D.: 86’. Bn

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Poteva capitare che Gösta Werner si mettesse un po’ sulla difensiva quando sentiva citare i sei lungometraggi di finzione da lui diretti tra il 1948 (Loffe på luffen, Loffe il vagabondo) e il 1955 (Friarannonsen, L’annuncio matrimoniale), dato che dal punto di vista critico non ispirano lo stesso rispetto dei suoi più celebri cortometraggi, anche se alcuni di essi riscossero un successo commerciale sufficiente a tenerlo in attività per alcuni anni. È curioso, tuttavia, che il primo e l’ultimo dei suoi lungometraggi siano commedie musicali, mentre gli altri quattro (Solkatten, Riflesso di luce, 1948; Gatan; Två trappor över gården, Secondo piano in fondo al cortile, 1950; Möte med livet, Incontro con la vita, 1952) sono tutti melodrammi social-realisti che rivelano un profondo interesse per personaggi femminili spesso tormentati da uomini deboli e irresponsabili. In questo senso Gatan è esemplare: Britt Persson (interpretata da Maj-Britt Nilsson) per sfuggire a un ambiente familiare soffocante va a vivere tra i lavoratori più umili, si sposa e infine diventa una prostituta. La storia è narrata mediante flashback: Britt, sotto anestesia, ricorda gli episodi della sua vita che l’hanno portata sulla strada, dove è stata vittima dell’incidente che l’ha mandata in sala operatoria. L’atmosfera inquietante e l’inizio in stile noir devono molto alla fotografia in esterni di Sten Dahlgren, abituale collaboratore di Werner (tra i cui tanti lavori memorabili c’è il film maudit del 1941 di Per Lindberg Det sägs på stan, Si dice in città, proiettato a Bologna nel 2005). Colpiscono i parallelismi tra toni e tematiche di Gatan e dei cortometraggi successivi, come Att döda ett barn, Människors möte e soprattutto Väntande vatten; lo stesso può dirsi della capacità di osservare una Stoccolma che sta scomparendo, elemento che lega Gatan quasi intimamente al precedente Morgonväkt e il successivo Den förlorade melodien. Una sesta bobina, nella quale figura una relazione interetnica, fu girata dopo la prima uscita del film ma tagliata dalla censura svedese. In ogni caso, stando a Werner, era unicamente destinata alla distribuzione all’estero.

Olaf Möller e Jon Wengström

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