FOUR SIDED TRIANGLE

Terence Fisher

Sog.: dal romanzo omonimo (1949) di William F. Temple. Scen.: Terence Fisher, Paul Tabori. F.: Reginal Wyer. M.: Maurice Rootes. Scgf.: J. Elder Wills. Mus.: Malcolm Arnold. Int.: Barbara Payton (Lena/ Helen), James Hayter (dottor Harvey), Stephen Murray (Bill), John Van Eyssen (Robin), Percy Marmont (Sir Walter), Jennifer Dearman (Lena bambina), Glyn Dearman (Bill bambino), Sean Barrett (Robin bambino). Prod.: Michael Carreras e Alexander Paal per Hammer Film Production. DCP. D.: 81’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Tra i registi britannici più originali emersi negli anni Cinquanta, Terence Fisher costruì un mondo cinematografico attorno alla sindrome di Frankenstein – la duplicazione frutto di una scienza irresponsabile. In questa cruciale declinazione del tema, Freud, le Sacre Scritture e la letteratura pulp formano un’alleanza sacrilega. Nel film, tratto da un romanzo del 1949 di William F. Temple, il racconto è rivolto direttamente alla macchina da presa (rompendo la quarta parete) e narrato in flashback, espediente caro a Fisher in quel decennio. La trama ruota attorno a due laureati di Cambridge che costruiscono il ‘duplicatore’, una macchina di replicazione. Quando la donna amata da entrambi – la bionda americana Barbara Payton – sceglie uno dei due scienziati, l’altro la clona. Naturalmente l’esperimento degenera in tragedia. Fisher, nei primi film per la Hammer pre-horror, è tutto un melodramma degli eccessi, con una rappresentazione perversa della violenza insita nell’amare troppo, nell’amare inconsapevolmente, nell’amare alla cieca. Le consuete ansie da Guerra fredda, tipiche della fantascienza americana degli anni Cinquanta, qui non trovano spazio. I britannici erano più interessati ai dilemmi etici sull’umano e il disumano posti dalla nuova scienza che alle sue implicazioni politiche o isteriche. Eppure, girato appena un anno dopo lo sviluppo della bomba atomica da parte del Regno Unito, Four Sided Triangle trasuda inevitabilmente un senso d’angoscia post-Oppenheimer. L’ossessione di Fisher per i quadranti, i pulsanti delle macchine e l’elettrofisiologia del corpo – ponti tra il mondo della conoscenza e l’ignoto – rivela l’euforia della rinascita, ma allude anche a una Gran Bretagna che ha acquisito ingiustificati poteri divini. Cristiano scientista e insieme voyeur, Fisher si assume il compito di tracciare la scorciatoia che va dal fisico al metafisico. Una didascalia alla fine del film cita Ralph Waldo Emerson: “Avrai la gioia o avrai il potere, disse Dio; non li avrai entrambi”. Fisher sembra averli entrambi. A questo servivano i film della Hammer.

Ehsan Khoshbakht

Copia proveniente da

Restaurato in 4K nel 2025 da Hammer Films presso il laboratorio Silver Salt Restoration, a partire dal master 35mm fine grain.