FLESH AND THE DEVIL

Clarence Brown

R.: Clarence Brown. S.: dal romanzo Es war di Hermann Sudermann. Sc.: Benjamin F. Glazer, Hans Kraly. F.: William Daniels. M.: Lloyd Nosler. In.: Greta Garbo (Felicitas), John Gilbert (Leo von Harden), Lars Hanson (Ulrich von Eltz), Barbara Kent (Hertha), William Orlamond (lo zio Kutowski), George Fawcett (il pastore Voss), Eugenie Besserer (la madre di Leo), Marc McDermott (Conte von Rhaden), Marcelle Corday (Minna). P.: Metro-Goldwyn-Mayer. L.: 2666 m. D.: 111’

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“L’happy end alternativo è stato girato contro la volontà di Clarence Brown per soddisfare gli esercenti che volevano rassicurare il loro pubblico. Penso che quando il film è uscito, all’epoca, i due finali fossero offerti come opzioni. Nel nostro restauro abbiamo escluso il finale positivo perchè non era quello voluto dal regista”.

David Gill, Photoplay

Adattato dal libro Es war di Hermann Sudermann, Flesh and the Devil servì a consolidare il successo della Garbo. Mentre il suo caro amico e mentore, Mauritz Stiller, discuteva con i capi degli studios, la ventunenne Garbo avrebbe preferito incorrere nelle ire dei produttori piuttosto che interpretare un altro ruolo da vamp. Quando le venne offerta la parte stava ancora lavorando in The Temptress, che aveva sforato di settimane dai tempi previsti dalla produzione. Molte scene di Flesh and the Devil vennero realizzate prima ancora che la Garbo avesse accettato la parte di Felicitas. “Non mi piaceva la parte – dirà poi – Non volevo assolutamente essere una stolida vamp, non vedevo alcun senso nel vestirmi in modo vistoso e muovermi solo per essere seducente”. Alla fine accettò, e sarà la sua sola battaglia perduta contro i produttori. In seguito imparerà a tenere a bada gli interlocutori più agguerriti e oppressivi con la celebre sentenza “Credo che me ne andrò a casa”.

Il regista Clarence Brown accettò il progetto con grande entusiasmo, dal momento che offriva la possibilità di creare atmosfere assai suggestive – uno stile che aveva imparato a gestire da Maurice Tourneur. Brown era stato, infatti, per cinque anni, l’assistente di Tourneur e si era poi creato una solida reputazione autonoma con una serie di ottimi film drammatici. Inoltre la sua esperienza presso la United Artists con star come Valentino o la Talmadge lo rendeva un regista ideale per la MGM.

Alla Garbo vennero affiancate due star maschili, John Gilbert e Lars Hanson. Gilbert, idolo romantico, fu subito molto attratto dalla Garbo e anche lei trovò la sua compagnia decisamente piacevole.

Per rispettare il Codice Hays, il personaggio interpretato da Greta Garbo va incontro a una brutta fine. Ma, mentre la cosa era accettabile nelle grandi città o in Europa, le piccole province o le campagne non volevano assolutamente sentire parlare di tragedie. Per loro vennero realizzati dei finali diversi da una troupe irritata e depressa. Per protesta, Brown girò un finale in cui Leo si riuniva felicemente con Hertha, un finale tutt’ora incorporato alla copia della MGM, rimossa su esplicita richiesta del regista.

“Tra i tanti autori che la nostra epoca pare avere dimenticato, ecco riemergere l’amato/odiato Hermann Sudermann (1858-1928), mennonita tedesco contemporaneo di Blasco Ibañez e della Lagerlöff, osannato per i suoi drammi teatrali a forte impronta naturalistica del periodo fin de siècle (L’onore, 1889; Casa paterna, 1893; Magda, 1893, in Italia pezzo forte di Zacconi; Morituri, 1896..), e ugualmente denigrato per l’eterogeneità dei soggetti e una certa confusione di idee. Fu anche un discreto narratore, anzi, se oggi qualcosa resta di lui, probabilmente è più in campo narrativo che teatrale. Ma forse è solo un’impressione personale, originata da riminiscenze antiche, non controllate”.

Sandro Toni

 

Copia proveniente da

L’happy end alternativo è stato gentilmente messo a disposizione da: George Eastman House - Motion Picture Department