FEDORA
Sog.: dal racconto omonimo (1976) di Tom Tryon. Scen.: Billy Wilder, I.A.L. Diamond. F.: Gerry Fisher. M.: Stefan Arnsten, Fredric Steinkamp. Scgf.: Alexandre Trauner, Robert André. Mus.: Miklós Rózsa. Int.: William Holden (Barry Detweiler), Marthe Keller (Fedora), Hildegard Knef (contessa Sobryanski), José Ferrer (dottor Vando), Frances Sternhagen (Miss Balfour), Mario Adorf (direttore dell’albergo), Stephen Collins (Barry da giovane), Henry Fonda (presidente dell’Academy), Michael York (se stesso). Prod.: Billy Wilder per Bavaria Atelier, Lorimar, NF Geria Filmgesellshaft GmbH, Société Française de Production (SFP). DCP. Col.
Scheda Film
“Vedete, il fatto è che Billy e io siamo molto diversi – lui è un genio creativo, io… be’, io no –, ma posso assicurarvi che non esiste persona al mondo che lo conosca meglio di me. Forse non lo rivela come fa Iz [I.A.L. Diamond], ma dentro di sé sa benissimo, e ormai da un po’ di tempo, che la sua carriera è finita. Non è più il re di Hollywood, non lo è più da un bel po’ e quel tipo di gloria non tornerà mai più. Sapete, una mattina di un paio di anni fa aveva finito di far colazione in terrazza e se ne stava lì seduto con una tazza di caffè e una rivista di cinema. C’era un articolo su Lo squalo, il film di Spielberg, in cui si parlava della montagna di soldi che quel maledetto film aveva fruttato alla produzione. La rivista era appoggiata sul tavolino, al suo fianco, e lui era seduto lì, immerso nei suoi pensieri, con lo sguardo perso sulla città. Gli chiesi cosa gli passasse per la testa, il che di solito è un grosso errore con Billy, ma quella volta non sbottò. Mi rivolse un sorriso appena accennato e disse: ‘Cosa mi passa per la testa? Niente di che. Pensavo che una volta anch’io sono stato Steven Spielberg’”. […] “Se ho capito bene”, cominciai, mentre il senso delle parole di Audrey [Wilder, moglie di Billy] penetrava a fondo dentro di me, “ci sta dicendo che Billy Wilder e il personaggio interpretato da William Holden sono la stessa persona”. “È evidente,”, disse Barbara. “Persino il nome ha lo stesso suono. Senza contare che indossa quasi sempre lo stesso cappello che porta Billy”. Mi sentii molto stupida per non essermene accorta. “Ma se fosse tutto qui”, continuò Audrey, “avrebbero scritto una commedia e Iz sarebbe molto più contento. Invece Billy ha scelto di fare una tragedia. La tragedia di chi un tempo era all’apice del successo e ora si accorge che è tutto finito. Il film non è su Barry Detweiler, che in fondo è un personaggio marginale. È su Fedora. È lei l’eroina tragica. Ed è con lei che Billy si identifica. Ecco perché ha voluto farlo”.
Jonathan Coe, Io e Mr Wilder, Feltrinelli, Milano 2020
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