EXPOSING MUYBRIDGE

Marc Shaffer

Scen.: Marc Shaffer. F.: James Ball, John Behrens, Andreas Burgess, Jay Dacey, Wesley Johnson, Chris Patterson, Benjamin Pritchard. M.: Elisabeth Haviland James. Scgf.: Drew Takahashi. Mus.: Chad Cannon. Int.: Luther Gerlach (Eadweard Muybridge), Heather Lake (fantino), Leo Shaffer (primo assistente), Tracy Storer (secondo assistente), Marc Shaffer (terzo assistente). Prod.: Marc Shaffer, Elisabeth Haviland James, Serginho Roosblad per Inside Out Media. DCP. D.: 88’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Eadweard Muybridge ha attirato per la prima volta la mia attenzione grazie alla fotografia di un uomo solitario, ritratto in piedi, di spalle, mentre guarda verso il Golden Gate, ancora privo di ponte, e l’Oceano Pacifico. L’immagine mi attirava con una forza magnetica, un richiamo che avrei sperimentato più e più volte scoprendo altre immagini di Muybridge. Non conoscevo quel nome. Incuriosito, lo digitai in un motore di ricerca e a un tratto mi ritrovai dinanzi a un mare di fotografie di animali e persone in movimento: cavalli al galoppo e uccelli in volo; uomini bloccati a mezz’aria, intenti a tirare pugni, a sollevare pesi; immagini vagamente erotiche di uomini nudi che lottano, di donne nude che si baciano, fanno il bagno, si svestono, ballano. Queste immagini le riconobbi subito. “Oh, è lui.”
Mentre approfondivo la conoscenza di questo complesso fotografo, che fu il primo a fissare su pellicola qualcosa che si muove più velocemente di quanto l’occhio umano possa vedere (i cavalli al galoppo), mi sono lasciato sedurre non solo dalle sue immagini ma anche dalla sua straordinaria storia, che grondava melodramma e sembrava un prequel della nostra. C’erano ambizione, arroganza, tradimento e tenacia; razzismo, sessismo, espansione coloniale e potere di classe; il tutto in un’epoca di invenzioni pionieristiche, quando era opinione ampiamente diffusa che le nuove tecnologie fossero un indiscutibile strumento di progresso, un arbitro obiettivo della verità, un segno di superiorità razziale e culturale.
Scavando ancora, ho osservato come Muybridge brandisse la sua macchina fotografica per produrre fatti e finzioni, documentare e distorcere, creare miti e raccontare storie. E – a guardar bene – rivelare una forma di verità, anche se non sempre era quella che sembrava a prima vista. Ho iniziato così a considerarmi un discendente di quell’uomo: in piedi dietro alla mia macchina da presa, alla ricerca della mia verità, impegnato a creare per voi la mia personale versione di Muybridge.

Marc Shaffer 

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