ET J’AIME À LA FUREUR

André Bonzel

Scen.: André Bonzel. M.: Svetlana Vaynblat, Thomas Marchand, André Bonzel. Mus.: Benjamin Biolay. Prod.: Garance Cosimano per Les Films du Poisson, Les Artistes Asociaux Productions. DCP. D.: 96’. Bn e Col.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Usare le immagini degli altri per raccontare la propria storia è un’idea molto bella, insieme modesta e generosa, che lascia immaginare tutto ciò che solo il cinema può produrre in materia di patrimonio condiviso. […]
Il nome di André Bonzel dirà forse qualcosa ai cinefili: insieme a Rémy Belvaux e Benoît Poelvoorde ha girato nel 1992 C’est arrivé près de chez vous, urticante satira belga su un reality show dedicato a un serial killer. Bonzel è il francese e il direttore della fotografia del trio infernale spudoratamente formatosi intorno all’Insas, la famosa scuola di cinema di Bruxelles. Se sono noti il destino, sempre così disperatamente esilarante, dell’attore Benoît Poelvoorde e quello molto più tragico di Rémy Belvaux, suicidatosi nel 2006 dopo aver intrapreso una carriera di regista pubblicitario, Bonzel era scomparso nel nulla.
Lo ritroviamo sessantenne con questo film di montaggio, un piccolo gioiello delicato e commosso. […] Bonzel ha usato filmati amatoriali che – come spiega nella prefazione del film la sua voce fuori campo – colleziona da una vita. Sulle immagini di decine di ignoti dilettanti, ritratti di famiglia impressi su celluloide da cui traspare una felicità bonaria che nulla può corrompere, si delinea una storia personale più cupa, più frammentata, più misteriosa: comprendiamo allora abbastanza rapidamente come la sua necessità di descriversi abbia bisogno della felicità filmata degli altri. […] Un padre freddo e anaffettivo, una devotissima madre: l’infanzia di André Bonzel non assomiglia al quadretto stereotipato dei film familiari. […] È il padre di un amico che, proiettando vecchie comiche al gruppetto di amici di suo figlio, gli infonde non solo la prova che la benevolenza esiste ma soprattutto l’amore per il cinema. Così André, fuggendo presto dalla cerchia atona del nucleo familiare, inizia ad allargare il campo della sua macchina da presa.

Jacques Mandelbaum, Et j’aime à la fureur: journal intime sur pellicules anonymes, “Le Monde”, 20 aprile 2022

Copia proveniente da