EL PUÑO DE HIERRO
Scen.: Gabriel García Moreno. F.: Manuel Carrillo, Juan D. Vasallo. Int.: Carlos Villatoro (Antonio, ‘el Murciélago’), Lupita Bonilla (Esther, Elsa), Manuel de los Ríos (Dr. Anselmo Ortiz, ‘el Tieso’), Octavio Valencia (Carlos), Hortensia Valencia (Laura), Manuel Carrillo (Perico), Guillermo Pacheco (Juanito), Ignacio Ojeda (El Buitre), Rafael Ojeda. Prod.: Centro Cultural Cinematográfico de Orizaba. DCP. Bn.
Scheda Film
Questo è il terzo e ultimo lungometraggio diretto da García Moreno a Orizaba, nello stato del Veracruz. Nell’aprile del 1927 la rivista “Alborada” annunciò che le riprese sarebbero iniziate il 13 maggio. La prima proiezione si tenne il 27 maggio al Teatro Llave. Il film affronta apertamente il tema della droga e della violenza narrando le malefatte di una banda di gangster incappucciati cui dà la caccia un investigatore privato che fuma la pipa e aspira a essere come Nick Carter, il popolare detective dei dime novels americani. El puño de hierro è un film appassionante e pieno di peripezie, e la spontaneità degli attori è degna di nota. Lo sviluppo della storia e i movimenti di macchina mettono in luce l’abilità di García, che mostra di saper padroneggiare sia il linguaggio cinematografico, sia la tecnologia statunitense. Probabilmente nella storia del cinema messicano non esiste un altro film che tratti il tema della droga in maniera così esplicita.
Con alcuni imprenditori di Orizaba, García Moreno fondò nella città una compagnia cinematografica chiamata Centro Cultural Cinematográfico. La compagnia possedeva un laboratorio e uno studio cinematografico dove furono girati documentari, comiche e tre lungometraggi: Misterio (1926), El tren fantasma (1926) e El puño de hierro. Fu probabilmente il precipitare delle condizioni economiche dello Stato di Veracruz a porre fine alle speranze della compagnia, che chiuse le porte per sempre nel 1927. Il novanta per cento dei film muti messicani (noti come vistas) prodotti tra il 1896 e il 1931 è andato perduto, principalmente a causa della scarsa consapevolezza del valore storico di questi titoli; all’epoca erano considerati semplici prodotti commerciali da sfruttare fino a totale usura. Solo pochi di questi film sono giunti fino a noi, alcuni dei quali diretti da Moreno. Tra questi, El tren fantasma (1926) e El puño de hierro. Dopo il fallimento della compagnia, il regista lasciò i film a William Mayer, il tesoriere. Erano circa otto scatole, che Mayer conservò e trasferì da Orizaba a Città del Messico. Se le pellicole non furono trasformate in colla da buste fu grazie a un quindicenne coraggioso che le nascose tra gli scaffali: quel ragazzo era Aurelio de los Reyes, che da grande divenne uno storico del cinema e consegnò le scatole alla Filmoteca UNAM.