EL ESPINAZO DEL DIABLO
T. it.: La spina del diavolo. T. int.: The Devil’s Backbone. Scen.: Guillermo del Toro, Antonio Trashorras, David Muñoz. F.: Guillermo Navarro. M.: Luis de la Madrid. Scgf.: César Macarrón. Mus.: Javier Navarrete. Int.: Marisa Paredes (Carmen), Eduardo Noriega (Jacinto), Federico Luppi (dottor Cásares), Fernando Tielve (Carlos), Íñigo Garcés (Jaime), Irene Visedo (Conchita), Junio Valverde (Santi), Paco Maestre (El Puerco), José Manuel Lorenzo (Marcelo). Prod.: Agustín Almodóvar, Bertha Navarro per El Deseo, Tequila Gang $ DCP. D.: 106’. Col.
Scheda Film
Guillermo del Toro ambienta il suo nuovo film in uno sperduto collegio durante la Guerra civile spagnola e riempie ogni spazio – armadi, corridoi – con un’atmosfera opprimente e carica di angoscia. […] Il collegio è diventato un orfanotrofio per i figli dei repubblicani caduti, e al centro del cortile giace una bomba fascista inesplosa: una metafora pronta a detonare. Il dottor Cásares e Carmen, vecchi e tenaci militanti di sinistra che gestiscono l’orfanotrofio, si fanno a loro volta portatori di un bagaglio simbolico. L’impotenza cronica del dottor Cásares e la gamba di legno di Carmen suggeriscono la debolezza della repubblica e, come quel governo nobile e diviso, non sono in grado di difendersi dal tradimento che li minaccia dall’interno. Il serpente in questo giardino in rovina è Jacinto, ex alunno che ora è il custode. […] Poiché la storia è raccontata principalmente dal punto di vista di un ragazzino appena arrivato all’istituto, Carlos, la malvagità di Jacinto e le sue implicazioni non emergono immediatamente. L’interesse di Carlos e dei suoi compagni è assorbito soprattutto dai fumetti, dalle partite di biglie e dalle solite piccole rivalità, ma anche dal fantasma, i cui sussurri inquietanti turbano il sonno dei ragazzini…
El espinazo del diablo è arricchito dal contrasto tra la luce umida e verdastra che avvolge l’orfanotrofio di notte e il bagliore arido e arancione del giorno: un contrasto tonale rispecchiato dalla storia, che mescola horror e melodramma. Di giorno assistiamo al tumulto del mondo degli adulti, in qualche modo all’origine degli incubi che emergono al calar del sole.
Alla fine questi due mondi entrano in collisione e il film esplode con una violenza sconvolgente, mentre tutti i sottotesti – frustrazione sessuale, odio di classe, avidità irrazionale – affiorano con forza deflagrante. […]
Ma ogni facile sentimentalismo è tenuto a bada dalla violenza che grava sul passato e dalle amare lezioni della storia. La misura dell’intelligenza di del Toro come regista – e anche della sua sensibilità verso le complessità della cupa vicenda narrata – si rivela nell’ultima inquadratura, in cui un gruppo di ragazzi storditi e feriti emerge dall’orfanotrofio nella luce desolata della pianura spagnola. In quell’immagine il film trascende l’horror per addentrarsi nel territorio del dolore umano. Del Toro ci fa urlare e rabbrividire, ma si guadagna anche le nostre lacrime.
A.O. Scott, “The New York Times”, 21 novembre 2001
Copia proveniente da El Deseo