EIN JEDER HAT MAL GLÜCK

Wolfgang Staudte

Scen.: Wolfgang Staudte. F.: Adolf Otto Weitzenberg. Int.: Fritz Reim, Loni Heuser, Ino Wimmer, Erich Gast, Else Malti, Eberhard Leithoff. Prod.: Ethos-Film GmbH 35mm 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Per molto tempo questa piccola farsa degli equivoci, l’esordio di Staudte nel cinema di finzione, è stata assente dalle sue filmografie ufficiali. Potremmo considerarlo emblematico: il primo decennio di Staudte da regista, durante il quale imparò il mestiere lavorando ad alcuni documentari e girando pubblicità a profusione, è raramente guardato con serietà. Naturalmente è un errore, perché c’è molto di Staudte in questi lavori – il documentario da lui girato Zwischen Sahara und Nürburgring (1936), così come la partecipazione a Deutsche Siege in drei Erdteilen (1938) di Ulrich Bigalke e Schnelle Straßen (1937) di Richard Scheinpflug, attestano la sua eterna passione per le auto veloci, mentre gli sviluppi della trama di Ein jeder hat mal Glück riappaiono in diverse varianti, soprattutto nei primi film, che spesso ruotano attorno a identità rubate, segrete o ambigue. I critici preferiscono invece concentrarsi sullo Staudte attore cinematografico e radiofonico di quegli anni, scavando tra le comparsate in alcuni dei più famigerati esempi di cinema nazista (Süss l’ebreo di Veit Harlan, 1940; … reitet für Deutschland di Arthur Maria Rabenalt, 1941) alla ricerca di tracce di farisaismo. Come se l’autore di Die Mörder sind unter uns, film nato dal senso di colpa di Staudte per quegli atti di collaborazionismo, avesse avuto bisogno di qualcuno che gli ricordasse le sue debolezze! Come artista non sarebbe più stato un vile.

Olaf Möller

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