DEVUŠKA S KOROBKOJ
Scen.: Valentin Turkin, Vadim Šeršenevič; F.: Boris Francisson, B. Fil’šin. Scgf: Sergej Kozlovskij; Int.: Anna Sten (Nataša Korestelëva), Vladimir Mihajlov (suo nonno), Vladimir Fogel’ (Fogelev, suo spasimante), Ivan Koval’-Samborskij (Il’ja Snegirëv), Serafima Birman (Madame Iréne), Pavel Pol’ (Nikolaj Matveič, suo marito), Eva Miljutina (Marfuša, governante), V. Popov (controllore biglietti alla stazione); Prod.: Mežrabpom-Rus’; Pri. pro.: 19 aprile 1927; 35mm. L.: 1926 m. D.: 80’ a 20 f/s. Bn.
Scheda Film
Alla Mežrabpom, l’esperienza di Turkin, già sceneggiatore di Protazanov, la visionarietà metaforica dell’immaginista Šeršenevič e costruttivista di Koslovskij trovarono una corrispondenza perfetta con quell’insopprimibile vocazione descrittiva che Barnet dimostrò di saper attingere dalla vita quotidiana. In questa prima commedia, commissionata per incentivare i titoli di stato, egli prende le distanze dal consueto approccio formale e dalla satira, ritenendoli inefficaci alla creazione di una commedia sovietica che si ispiri davvero al byt, la vita di tutti i giorni. Con una sceneggiatura volutamente scarna, Barnet scommette tutto sull’attore a favore di una dinamica d’insieme che ricava «il massimo effetto da ciascun oggetto e personaggio». Confessa poi una scoperta piacevole quanto straordinaria: «si può costruire una scena che dia emozioni non con il montaggio ma con la messinscena stessa».
Nello scorrere della vicenda scandito dall’andirivieni in treno di Nataša, tra distese innevate e stupefacenti scenari urbani, il rapporto con gli oggetti e con lo spazio da parte del personaggio è totale. E così, quando la ragazza, perso l’ultimo treno, condividerà la notte con Il’ja, la stanza vuota si trasforma in una sorta di composizione suprematista, dove l’essenzialità della forma è data dai libri e dai grandi cilindri della cappelliera, che allineati si fanno giacigli e pareti divisorie. Il gioco clownesco scaturito dall’agire dei personaggi-attori e dei personaggi-oggetti si fa unico veicolo per il dialogo dei sentimenti, espresso in uno straordinario rimbalzo di impulsi celati e ricerca di complicità.