DESTINATION UNKNOWN

Tay Garnett

Scen.: Tom Buckingham. F.: Edward Snyder. M.: Milton Carruth. Mus.: W. Franke Harling. Int.: Pat O’Brien (Matt Brennan), Ralph Bellamy (il clandestino), Betty Compson (Ruby Smith), Alan Hale (Lundstrom), Willard Robertson (Joe Shane), Tom Brown (Johnny), Russell Hopton (Georgie), Stanley Fields (Gattallo), Prod.: Carl Laemmle Jr. per Universal Pictures Corp. 35mm. D.: 66’. Bn

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Nei primi anni della Grande Depressione apparvero vari film – come Gabriel over the White House e Outward Bound – che immaginavano l’intervento divino come risposta ai mali della società, ma nessuno di essi era esplicito quanto Destination Unknown di Tay Garnett.
Sordido ed elegante allo stesso tempo, secondo la formula brevettata da Garnett (La stella della Taverna Nera, Il postino suona sempre due volte), questa selvaggia allegoria escogitata dal regista e dal suo abituale collaboratore alla sceneggiatura Tom Buckingham immagina la nazione come una nave alla deriva in una calma piatta, la stiva piena di alcolici illegali destinati agli americani assetati degli ultimi anni del Proibizionismo. Il capo dei contrabbandieri – un Pat O’Brien burbero e trasandato – ha il controllo dell’unica scorta di acqua potabile rimasta sulla nave, e questo gli dà un potere dittatoriale sull’equipaggio (capeggiato da Alan Hale, il cui accento svedese fa di lui l’immigrante nordeuropeo di cui ci si può fidare). Negli alloggi del capitano morto si nasconde l’ex amante vendicativa di O’Brien (Betty Compson). È una situazione di perfetto stallo fino a quando un misterioso straniero (Ralph Bellamy, la cui figura risplende in controluce circondata da un alone opalescente) spunta dalla stiva per annunciare che il vino di contrabbando si è trasformato in acqua.
Garnett girò Destination Unknown quasi interamente su una vera goletta a tre alberi, tenuta sospesa da cavi su uno sfondo di velluto nero nel teatro di posa più grande della Universal, mentre la macchina da presa era montata su un’imponente gru che la compagnia di produzione aveva fatto costruire per Broadway (1929). In un’intervista Bellamy raccontò che durante le riprese il cast e la troupe erano costantemente ubriachi, e che questo doveva averli protetti da un’epidemia di influenza che costrinse a una battuta d’arresto tutte le altre produzioni negli studios della Universal.

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