COLETTE

Yannick Bellon

Scen.: Yannick Bellon, Colette (commento). F.: André Dumaître. M.: Yannick Bellon. Mus.: Guy Bernard. Int.: Colette, Jean Cocteau, Maurice Goudeket, Pauline Tissandier, Georges Wague. Prod.: Jacqueline Jacoupy per Les Films Jacqueline Jacoupy. 35mm. D.: 33’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il ricordo che serbo di Colette è in primo luogo un’immagine: la nuvola di capelli, lo sguardo meraviglioso sottolineato dall’ombretto… Colette accolse l’idea del film senza difficoltà; nel corso dell’intera lavorazione dimostrò uno spirito di collaborazione esemplare, sottomettendosi a tutti i vincoli imposti dalla tecnica cinematografica, con quella pazienza professionale appresa sicuramente alla scuola del music-hall.
E, nei momenti in cui improvvisava, Colette mi meravigliava ancora di più… Penso in particolare alla scena del ‘mercato’. Un tempo, quando Colette era ancora in grado di spostarsi, lo spettacolo che metteva in scena al mercato era – mi dissero – un vero spasso: la sua battuta pronta, le riflessioni sui tipi di frutta, sulle verdure, sui fiori… Nel 1950, tuttavia, la possibilità di muoversi le era venuta a mancare. Così fu il mercato ad andare da lei: in forma di ravanelli e cipolle, i prodotti che le portava a casa Pauline… Chi ha visto il film ricorda forse quel passaggio: Colette mentre morde una cipolla, e forse ha ancora nell’orecchio, come me, il crepitio della cipolla sotto i suoi denti…
Per accompagnare le immagini, pensai a un commento composto di brani scelti dalle sue opere, una sorta di ‘Colette secondo Colette’. Al mio lavoro, però, mancava ancora la spina dorsale, il filo conduttore. Per cui chiesi a Colette di scrivere un testo di collegamento che tenesse uniti i brani, che mediasse il passaggio da una tappa della sua vita all’altra, da un luogo all’altro. Cosa che lei fece in maniera magistrale, con una consapevolezza del ritmo cinematografico che, ancora oggi, mi stupisce – come nel momento in cui evoca il porticato del Palais Royal. E non solo. Accettò anche di leggere il testo lei stessa, interpretando il ruolo da vera attrice – anche lì attenta al ritmo e alle minime sfumature.
Yannick Bellon, in Colette et le cinéma, a cura di Alain e Odette Virmaux con Alanin Brunet, Fayard, Parigi 2004

 

Approfondimento su Colette

Copia proveniente da

per concessione di Les Films de l’Équinoxe.
Restaurato nel 2000 da CNC, a partire da un interpositivo combinato immagine e suono. Un ringraziamento a Les Films de l’Équinoxe.