CASANOVA

Aleksandr Volkov

Scen.: Aleksandr Volkov, Norbert Falk, Ivan Mozžuchin. F.: Nicolaj Toporkov, Fëdor Burgasov, Léonce-Henri Burel. Scgf.: Aleksandr Lošakov, Eduard Gosh, Vladimir Meingart. Int.: Ivan Mozžuchin (Giacomo Casanova), Diana Karenne (Maria Mari), Jenny Jugo (Thérèse), Suzanne Bianchetti (Caterina II), Nina Košic (la contessa Vorontsov), Olga Day (baronessa Stanhope), Paul Guidé (tenente Orloff), Albert Decoeur (duca di Bayreuth), Carlo Tedeschi (Menucci). Prod.: Ciné-Alliance, Société des Cinéromans – Films de France. DCP. D.: 159’. Bn, imbibito e pochoir

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Coprodotto da Ciné-Alliance, dalla Société des Cinéromans e da Les Films de France, Casanova è un tipico esempio di ‘superproduzione alla francese’, destinata a illustrare l’alto grado di perfezione tecnica e artistica raggiunto dal cinema muto alla fine degli anni Venti.
Il regista, Aleksandr Volkov, emigrato in Francia nel 1920 con la troupe Ermol’ev-Kamenka, fu una figura assai rappresentativa del celebre studio Albatros, per il quale realizzò alcune opere importanti come La Maison du Mystère (1922), Kean ou Désordre et génie (1924) e Les Ombres qui passent (1924). Al momento di iniziare la lavorazione di Casanova, Volkov aveva appena finito di collaborare alla regia del Napoléon di Abel Gance. Ivan Mozžuchin era la star incontestata dell’Albatros, come attore (in particolare in Kean, Feu Mathias Pascal di L’Herbier e Le Lion des Mogols di Epstein), ma anche come regista (Le Brasier ardent e L’Enfant du Carnaval). E aveva appena interpretato Michel Strogoff sotto la regia di Viktor Turžanskij, ma Casanova rappresenta sicuramente, per lui, il ruolo della vita.
La lavorazione del film, che si prolunga dall’agosto al dicembre 1926, avviene in studio (a Billancourt, Boulogne e Épinay) e in ambienti naturali a Venezia, Strasburgo e Grenoble. Girato in bianco e nero, con sequenze colorate per imbibizione, secondo la consuetudine dell’epoca, Casanova spicca anche per la sequenza del carnevale di Venezia sontuosamente colorata con la tecnica del pochoir. La critica rimase sconcertata dai cambiamenti di tono, per non dire di stile, che caratterizzano il film, e che tuttavia rappresentano uno dei motivi di maggiore interesse dell’opera. Gli sceneggiatori concepirono Casanova in forma di trittico di ampio respiro, all’interno del quale i due episodi veneziani fanno da cornice all’episodio russo. A ciascun episodio Volkov imprime una tonalità particolare: la prima parte è costruita come un vaudeville, la seconda come una commedia satirica, la terza come un omaggio dichiarato alla commedia dell’arte. La regia, la recitazione degli attori (specie quella di Mozžuchin, presente in tutto il film) e il montaggio realizzano appieno le intenzioni estetiche del cineasta.
Jean Mitry, in un articolo su “Photo-Ciné” dell’agosto 1927, coglie alla perfezione la peculiarità estetica di Casanova, respingendo a priori ogni accusa di superficialità: “Siamo, qui, di fronte a un affresco, e il film va giudicato sotto questo particolare aspetto. È normale che un affresco, esprimendosi in superficie, cerchi l’ampiezza e la bellezza plastica per rimpiazzare ‘in larghezza’ la profondità che non può avere. E, sempre sotto questo aspetto, Casanova è una delle cose più belle che siano riuscite [sic] in Francia”.

Joël Daire

Copia proveniente da

French intertitles Digitalizzato in 4K da Cinémathèque française presso il laboratorio Digimage a partire dal negativo nitrato originale e da una copia vintage diacetato per le sequenze in pochoir