BLOOD ON THE MOON

Robert Wise

Sog.: dal romanzo Gunmans’s Chance di Luke Short. Scen.: Lillie Hayward. F.: Nicholas Musuraca. M.: Samuel E. Beetley. Scgf.: Albert S. D’Agostino, Walter E. Keller. Mus.: Roy Webb. Int.: Robert Mitchum (Jim Garry), Barbara Bel Geddes (Amy Lufton), Robert Preston (Tate Riling), Walter Brennan (Kris Barden), Phyllis Thaxter (Carol Lufton), Frank Faylen (Jake Pindalest), Tom Tully (John Lufton), Charles McGraw (Milo Sweet). Prod.: Theron Wart per RKO Radio Pictures 35mm. D.: 88’. Bn

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Nei primi minuti, Jim Garry rischia di essere travolto da una mandria e suscita la diffidenza di un gruppo di allevatori. Ci vuole un po’ di tempo per capire cosa ci faccia in quella zona del paese e perché venga accolto con ostilità. Pochi film incarnano fino a questo punto l’aspetto del Mitchum vagabondo, man without a star e without a cause. Qui non ha nemmeno un segreto da nascondere, a differenza del personaggio interpretato un anno prima in Notte senza fine, film superiore a Blood on the Moon ma troppo influenzato dalla psicoanalisi in salsa hollywoodiana per essere rappresentativo del talento di Mitchum (o di Walsh). Anche il film di Wise ha una dominante notturna, e gli incessanti andirivieni del protagonista tra i campi opposti degli agricoltori e degli allevatori, oltre alla riserva indiana, comunicano le sue incertezze e i malintesi che sorgono lungo il percorso: un lavoro da lui accettato senza conoscerne bene i risvolti, per denaro; una causa abbracciata sulla scia di un senso molto elementare del bene e del male; un’amicizia tradita o delusa; un amore imprevedibile.
Luke Short è stato un romanziere western sovente utilizzato dal cinema: ben sette film tra il 1947 e 1951, girati da veterani come Sam Wood e Richard Thorpe o da giovani ambiziosi come André De Toth e Robert Wise. Nella fase di transizione in cui una nuova generazione diede voce alle angosce del dopoguerra, Blood on the Moon (prodotto da una compagnia che vantava una lunga tradizione di western a basso costo) trasse vantaggio dalla rivisitazione di altri generi già frequentati da Wise. La rissa nel saloon immerso nel buio – chiaro riferimento noir – fu all’epoca molto apprezzata dalla critica.

Bernard Eisenschitz

 

La recensione su Cinefilia Ritrovata

 

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