ALLOTRIA

Willi Forst

T. it.: Allegria. T. int.: Tomfoolery. Scen.: Jochen Huth, Willi Forst. F.: Ted Pahle, Werner Bohne. M.: Hans Wolff. Scgf.: Kurt Herlth, Werner Schlichting. Mus.: Peter Kreuder Jr. Int.: Jenny Jugo (Gaby), Renate Müller (Viola), Adolf Wohlbrück (Philipp), Heinz Rühmann (David), Hilde Hildebrand (Aimée), Heinz Salfner (il padre di Gaby). Prod.: Cine-Allianz. 35mm. D.: 100’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Mentre molti dei film più famosi di Willi Forst guardano al passato idealiz­zato della monarchia asburgica, Allotria si svolge nel presente. Cosa che, per Forst, non è affatto sinonimo di reali­smo sociale. Anzi, l’ambientazione mo­derna porta, se possibile, a un’adesione ancora più radicale all’artificio assoluto.
Allotria è una delle commedie più pure di Forst, che trae ispirazione dalle farse screwball americane, dai film di registi come Gregory La Cava e George Cukor. La trama ruota attorno al con­tinuo farsi e disfarsi di due coppie: da una parte Philipp (Adolf Wohlbrück), un ricco sempliciotto, e Viola (Rena­te Müller), una misteriosa sconosciuta incontrata su una nave; dall’altra Da­vid (Heinz Rühmann), pilota da corsa farfallone, e l’avventurosa moglie Gaby (Jenny Jugo). La trama è movimentata da un altro personaggio, la lasciva Aimée (Hilde Hildebrand), amante sia di Phi­lipp che di David.
Con questo film, che trasuda deca­denza e libertà edonistica in netto con­trasto con il cinema commerciale tede­sco dell’epoca, Forst si dimostra mae­stro artigiano dell’intrattenimento leg­gero. Sono presenti alcuni dei più stra­vaganti virtuosismi stilistici della sua filmografia: una scena particolarmente bizzarra, per esempio, gioca con il ral­lentatore e il trucco della sostituzione, riducendo Heinz Rühmann a una ver­sione in miniatura di se stesso. Una corsa automobilistica, nel frattempo, si trasforma in una sequenza di mon­taggio che ricorda i film d’avanguardia degli anni Venti. Del resto, Forst con­tava tra i suoi modelli cinematografici non solo Ernst Lubitsch e René Clair, ma anche Sergej Ėjzenštejn.

Lukas Foerster

Copia proveniente da

per concessione di Beta Film