ALL NIGHT LONG
Sog.: liberamente ispirato a Otello di William Shakespeare. Scen.: Nel King, Paul Jarrico [Peter Achilles]. F.: Edward Scaife. M.: John D. Guthridge. Scgf.: Ray Simm. Mus.: Philip Green. Int.: Patrick McGoohan (Johnny Cousin), Keith Michell (Cass), Betsy Blair (Emily), Paul Harris (Aurelius Rex), Marti Stevens (Delia Lane), Richard Attenborough (Rod Hamilton), Bernard Braden (Lou Berger), Harry Towb (Phales), María Velasco (Benny), Dave Brubeck, Charles Mingus, Johnny Dankworth, Tubby Hayes (se stessi). Prod.: Michael Relph, Bob Roberts, Basil Dearden per Allied Film Makers, The Rank Organisation · 35mm.
Scheda Film
Dopo i thriller Saphire (1959, di argomento razziale) e Victim (1961), il produttore Michael Relph e il regista Basil Dearden unirono le forze con alcuni americani che erano finiti sulla lista nera di McCarthy – tra cui il produttore Bob Roberts, lo sceneggiatore Paul Jarrico (con lo pseudonimo di ‘Peter Achilles’) e l’attrice Betsy Blair – per trasporre l’Otello nel contemporaneo quartiere londinese di Mayfair e immergerlo in un ambiente jazz. Otello e Desdemona sono il musicista nero Aurelius (Paul Harris) e la cantante Delia (Marti Stevens). I due festeggiano il primo anniversario di matrimonio nella sfarzosa casa londinese di un ricco intenditore di jazz (Richard Attenborough). Iago è il batterista geloso Johnny Cousin (Patrick McGoohan).
Come ha giustamente notato Michael Koresky, “Uno degli aspetti più interessanti del film è la naturalezza con cui tratta il tema della coppia mista, che pure è l’argomento del film, come disinvolto è l’atteggiamento della cerchia di amici di Aurelius e Delia, anch’essa etnicamente varia”. E l’assortimento di jazzisti si dimostra ugualmente a proprio agio e pieno d’inventiva; il duetto improvvisato tra Dave Brubeck al pianoforte e Charlie Mingus al basso, dal significativo titolo di Non-Sectarian Blues, era la prima collaborazione tra i due musicisti, che a quanto si dice furono entrambi divertiti e piacevolmente sorpresi dall’amichevole dinamica dell’incontro. Tra la decina di musicisti che interpretano se stessi ci sono due stelle del jazz britannico, Johnny Dankworth (sassofono contralto) e Tubby Hayes (sassofono tenore e vibrafono), e le atmosfere della casa che si improvvisa jazz club, ricreata in un magazzino nella zona dei Docks, sono rese intense dall’allestimento di Relph e dalla fotografia di Ted Scaife.
Jonathan Rosenbaum