ACCATTONE

Pier Paolo Pasolini

Sog., Scen.: Pier Paolo Pasolini, collaborazione ai dialoghi di Sergio Citti. F.: Tonino Delli Colli. M.: Nino Baragli. Scgf.: Flavio Mogherini. Aiuto regia: Bernardo Bertolucci. Int.: Franco Citti (Vittorio Cataldi detto Accattone), Franca Pasut (Stella), Silvana Corsini (Maddalena), Paola Guidi (Ascenza), Adriana Asti (Amore), Mario Cipriani (Balilla), Roberto Scaringella (Cartagine), Silvio Citti (Sabino), Polidor (il becchino), Elsa Morante (Alina, una detenuta). Prod.: Alfredo Bini per Cino Del Duca. DCP. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Dopo due romanzi ambientati nelle borgate romane, Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959), Pier Paolo Pasolini iniziò a lavorare a un terzo, Il Rio della Grana, ma lo lasciò incompiuto e preferì continuare a raccontare quel mondo con il cinema. Esordì nella regia con un film incentrato (come il secondo romanzo) su una storia individuale ma dove alla dimensione di bildungsroman che caratterizzava i due libri, subentrò la narrazione dell’oscuro malessere di vivere che segna come un destino tragico un ‘ultimo uomo’, Vittorio detto Accattone, un lenone privo della volontà e del cinismo di esserlo fino in fondo. La diversità di Accattone rispetto agli altri papponi di borgata è descritta da Pasolini senza idealizzare il suo personaggio ma lasciandogli tutte le sue contraddizioni più stridenti e inconciliabili, nel quadro calcificato e bruciato dal sole di una borgata chiusa come un carcere. La fotografia di Tonino Delli Colli, che seguì fedelmente le intenzioni del regista debuttante, ha un bianco e nero fortemente contrastato che imprime al film una dimensione funebre, particolarmente evidente nella bellissima sequenza del sogno dove Accattone immagina di assistere al proprio funerale e chiede al becchino di farsi scavare la fossa al sole. L’inconscia corsa del protagonista verso la morte è continuamente prefigurata da episodi anticipatori (un pericoloso tuffo nel Tevere, uno svenimento all’osteria, tre violente scene di lotta, un pestaggio, l’immersione del volto fradicio nella sabbia, che lo trasforma in una maschera mortuaria etc.) e assurge a paradossale, trasgressiva via crucis laica, sottolineata dall’uso di una musica sacra (la Passione secondo Matteo di Bach). Fin dal primo film, Pasolini mescolò fra loro interpreti presi dalla strada (come l’esordiente Franco Citti) a professionisti (Adriana Asti) ma nel doppiaggio del protagonista ricorse all’attore Paolo Ferrari. Accattone avrebbe dovuto essere prodotto dalla Federiz, la società di Rizzoli e Fellini, ma i provini furono giudicati insoddisfacenti e subentrò il giovane e (allora) audace Alfredo Bini. Questi organizzò un dibattito alla mostra di Venezia, coinvolgendo molti scrittori importanti e poi una serata contro la censura (cui partecipò anche Fellini) quando il ministero cercò di boicottare e danneggiare il film prorogando strategicamente ogni decisione sul nullaosta.

Roberto Chiesi

Mi sono affacciato a guardare quello che succedeva dentro l’anima di un sottoproletario della periferia romana (insisto a dire che non si tratta di una eccezione ma di un caso tipico di almeno metà Italia) e vi ho riconosciuto tutti gli antichi mali (e tutto l’antico, innocente bene della pura vita). Non potevo che constatare: la sua miseria materiale e morale, la sua feroce e inutile ironia, la sua ansia sbandata e ossessa, la sua pigrizia sprezzante, la sua sensualità senza ideali, e, insieme a tutto questo, il suo atavico, superstizioso cattolicesimo di pagano. Perciò egli sogna di morire e di andare in paradiso. Perciò soltanto la morte può ‘fissare’ un suo pallido e confuso atto di redenzione.

Pier Paolo Pasolini, Accattone e Tommasino, “Vie nuove”, n. 26, 1 luglio 1961

 

La recensione su Cinefilia Ritrovata

Copia proveniente da

Per concessione di Compass Film. Restaurato da Cineteca di Bologna e The Film Foundation in collaborazione con Compass Film presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, grazie al sostegno di Hobson/Lucas Family Foundation. Grading supervisionato da Luca Bigazzi