À LA MÉMOIRE DU ROCK
Scen.: François Reichenbach. F.: Jean- Marc Ripert. M.: Guy Gilles, Jacqueline Lecompte. Prod.: Pierre Braunberger per Les Films de la Pléiade. DCP. D.: 10’. Bn
Scheda Film
Il film si apre con l’estratto di un articolo del 1961 di “France Soir” che ricorda il fermento sociale scatenato dal rock negli ultimi dieci anni, citando dibattiti tra sociologi e psichiatri per poi lasciare al lettore il compito di farsi un’idea. È lo stesso principio che François Reichenbach adotta con À la mémoire du rock: lasciare l’interpretazione del fenomeno allo spettatore e alla sua sensibilità. Ritratto poetico di una gioventù che si abbandona all’energia del rock nascente, il film risale alla fonte dell’espressione di libertà e del furore collettivo: la grande sala da concerto, in questo caso il Palais des Sports in cui si svolge una “Surboum Geante du Rock”, una mega festa rock. Anche se nei crediti o nella scheda tecnica del film compaiono i nomi di celebri rocker (Johnny Hallyday, Vince Taylor o Les Chaussettes noires), li si intravede senza riconoscerli, perché il nostro sguardo non si sofferma su di loro. Anche la musica rimane sullo sfondo: non è questo il soggetto di Reichenbach, che preferisce evocare sensazioni in altro modo – facendo dell’osservazione il cuore del suo lavoro e osservando con il cuore –, a stretto contatto con il pubblico, lo sguardo generoso rivolto ai giovani esseri sensibili che lo compongono. Il film è attraversato da una certa malinconia – una ballerina che si fa male, i ragazzi esausti, gli adulti preoccupati, il palco abbandonato dalle star… – fino alla fine, perché a un certo punto tutto questo deve finire, se necessario a colpi di manganello, e ciascuno deve tornare a casa. Il Quintetto per archi n° 5 di Boccherini accompagna i ricordi di danza e sudore, mentre Reichenbach cattura l’ultimo frammento di un’estasi che sfiora la gioia pura.
Matthieu Grimault