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30/06
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Progetto Chaplin. Dossier le Mystèrè Léger
Presentazione di un nucleo di oltre 40 tavole con soggetto ‘Charlot’ provenienti da una storica collezione e rimaste fino ad ora inedite. Il dossier indaga l’origine, ancora incerta, di queste opere e i possibili legami con Fernard Léger e il suo atélier.
Introducono Adriano Baccilieri e Cecilia Cenciarelli
Dossier: Le mystère Léger-Chaplin
Le opere (46 carte e 3 dipinti), presentate qui per la prima volta, provengono da una storica collezione, ora in parte smembrata, che si formò a Parigi negli anni Dieci-Quaranta del secolo scorso ad opera dell’italiano Carlo Alberto F*, docente d’economia alla Sorbonne, frequentatore degli ambiti artistico-culturali dell’epoca, non solo in Francia, e amico di molti artisti.
Insieme a questo nucleo, nella raccolta di oltre 5.000 titoli, figuravano i nomi dei migliori protagonisti dell’avanguardia, da Léger a Kupka, da El Lissitzky, Malevič, Larionov a Moholy-Nagy, da Feininger ad Arp, e ancora artisti olandesi di De Stijl, Rietveld, van Doesburg, van der Leck, qualche italiano, e persino autori singolari come Jessurun de Mesquita, o Samuel ‘Mommie’ Levi-Schwarz, ebrei olandesi finiti entrambi vittime dei nazisti, ad Auschwitz.
L’intero fondo è ancora inedito; così come s’è conservato dagli anni di formazione fino al suo trasferimento in Italia. Infatti, con l’occupazione di Parigi da parte delle truppe tedesche, Carlo Alberto F* rientrò in patria, prima di prendere residenza in Svizzera, negli anni Cinquanta. A riprova del trasferimento, e della cronologia, nel retro di quasi tutti i titoli della collezione si trova un cartiglio con scheda tecnica dell’opera, e l’impressione del timbro ‘Posta dell’Impero’, che testimonia la verifica avvenuta al confine.
I 46 disegni che consideriamo potrebbero essere definiti ‘laboratorio Léger-Charlot’, visto il riferimento al grande maestro francese e al suo atelier che i fogli documentano (in modi diversi, con valutazione in corso) e l’adozione della maschera di Charlot quale soggetto iconografico, interpretato con strabiliante varietà inventiva (in modi diversi, e da mani diverse – forse quattro o cinque – pure oggetto di valutazione i corso).
Per ora, consideriamo questo fondo come uno ‘scavo’ appena iniziato; non senza notare – almeno – la vivacità creativa che le opere rivelano, e, in molte, anche una qualità che lascia intendere quanto prossimo fosse ai suoi allievi il maître dell’atelier.
E infine, una chiosa di forte significato: due foto con dedica all’amico docente – una di Léger per ‘Charly’, l’altra di Chaplin per ‘Charly Albert’ – integrano l’attestazione del loro legame; ma anche uno dei dipinti citati, reca a retro una scritta d’evidente valenza: “A mon ami Charles Albert avec amitié. Caen 17-3-34. FLéger”.
Inoltre, fra i 46 disegni, ve n’è uno in particolare che chiude emblematicamente il triangolo: la mano dell’artista (il maestro o un aiuto dell’atelier) si presta a schizzare rapidamente la maschera dell’attore; e, sul foglio, compaiono entrambe le firme, come se Chaplin avesse sottoscritto il disegno di (o da) Léger.
Adriano Baccilieri
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