Il Cinema Ritrovato 2017. Prime anticipazioni

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Cari amici,

mancano solo tre mesi alla 31esima edizione! Ci saranno novità, ma partiamo dalle conferme: ancora una volta Il Cinema Ritrovato sarà una macchina del tempo che ci farà esplorare i tre secoli del cinema, dalla fine dell’Ottocento all’inizio del Duemila; e una macchina dello spazio che ci condurrà in molteplici viaggi attraverso il cinema europeo, statunitense, africano, asiatico, latinoamericano.

Come sempre, sarà un’occasione unica per scoprire opere che non abbiamo mai visto e riscoprire quelle che abbiamo sempre amato, presentate nelle copie migliori, nei nuovi restauri, nelle condizioni di proiezione ideali. Chi conosce Il Cinema Ritrovato sa che ogni edizione è un’esperienza irripetibile, dove si mescolano ingredienti preziosi e unici. La scoperta di una città bellissima, che per una lunga settimana si offre al cinema e a chi ama il cinema; il lavoro di tanti studiosi straordinari; una selezione di quattrocento film, ciascuno notevole per bellezza, significato, rarità; ospiti e testimoni di prima grandezza; un pubblico appassionato e competente che converge su Bologna da tutto il mondo. È un vero museo del cinema aperto per soli otto giorni all’anno. Anzi, ecco la prima novità, quest’anno per nove. Il festival si conclude ufficialmente, come di consueto, con la proiezione serale in Piazza Maggiore, sabato 1 luglio; ma l’intera domenica 2 sarà dedicata alle repliche, per i tanti spettatori che, come ogni anno, durante la settimana non saranno riusciti a vedere tutto quello che avrebbero voluto…

Cominciamo a presentarvi alcune sezioni, per condividere il gusto di quello che stiamo preparando; tra le sezioni di cui vi parleremo nelle prossime settimane, anticipiamo solo l’omaggio, curato da Bernard Eisenschitz e Philippe Garnier, ai cento anni di uno dei divi più luminosi, sexy e indimenticabili dell’Olimpo hollywoodiano, Robert Mitchum.

 

Una domenica a Bologna

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Gli affezionati spettatori del Cinema Ritrovato conoscono già Menschen am Sonntag (1930), ma questo titolo celebre non è che la punta dell’iceberg. Tutti i film di questa rassegna si svolgono di domenica, tradizionale giorno di riposo nel quale tutto può accadere. Il programma comprende il primo film parlato di Gustav Machatý, Ze soboty na neděli (From Saturday to Sunday, 1931), capolavoro sperimentale del primo sonoro; It Always Rains on Sunday (1947), cupo thriller postbellico britannico di Robert Hamer; e Domenica d’agosto (1950) di Luciano Emmer, incantevole documento dell’Italia del dopoguerra, nel quale si intrecciano cinque storie di personaggi che lasciano Roma per una gita di un giorno al mare. Tra le altre gemme proposte, Les Dimanches de Ville d’Avray (1962) di Serge Bourguinon, Zabitá neděle (Squandered Sunday, 1969) di Drahomíra Vihanová, e una spolverata di cortometraggi tra i quali spicca Gai dimanche (1935) di Jacques Tati. L’intera rassegna verrà proiettata… quando, se non di domenica?

Programma a cura di Neil McGlone e Alexander Payne

Foto: Domenica d’agosto di Luciano Emmer (1950)

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Noir a Teheran: i thriller di Samuel Khachikian

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Detective privati, femmes fatales, notti piovose in una giungla di cemento, uomini disperati stretti nei loro trench… sembra un film noir, e infatti lo è, ma ambientato in un tempo e un luogo davvero inaspettati: la Teheran degli anni Cinquanta! Quest’anno Il Cinema Ritrovato sposta la sua attenzione dalla nouvelle vague iraniana degli anni Sessanta al periodo d’oro del cinema di genere, riportando alla luce quattro film diretti da una delle figure più popolari e influenti della cinematografia iraniana, Samuel Khachikian. I film, mai proiettati fuori dell’Iran, mostrano il regista alle prese con i territori a lui più congeniali del poliziesco, del thriller e del noir: storie che documentano l’imminente modernizzazione del paese e al contempo, attraverso il mito del cinema, vi contribuiscono. Dallo stile asciutto ed elegante di questi film emerge un aspetto del cinema iraniano ancora tutto da scoprire.

Programma a cura di Ehsan Khoshbakht e Behdad Amini, in collaborazione con il National Film Archive of Iran

Foto: Midnight Terror di Samuel Khachikian (1961)

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Augusto Genina: un italiano in Europa

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Augusto Genina (1892-1957) è uno dei registi più cosmopoliti del cinema italiano. Nel cinema dai primi anni Dieci, attivo tra Francia e Germania, autore di maliziosi ritratti femminili e di un film fondamentale nel passaggio dal muto a sonoro (Prix de beauté, con Louise Brooks), negli anni Trenta gira film di guerra fascisti che portano il gusto dell’esotico all’astrazione (Lo squadrone bianco). Nel dopoguerra, mostra la sua doppia anima: da un lato, sperimenta varianti cattoliche del neorealismo (Cielo sulla palude, amatissimo da Bazin) e del mélo (Maddalena), dall’altro, recupera le radici di libertino della belle époque (Frou Frou). Un regista europeo dai mille volti e dalle mille stagioni.

Programma a cura di Emiliano Morreale

Foto: Les Amours de minuit di Augusto Genina (1931)

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William K. Howard: Alla riscoperta di un maestro dello stile

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La carriera di William K. Howard fu interrotta da problemi con l’alcol e la giustizia, e di lui oggi ci si ricorda appena. Ma il leggendario direttore della fotografia James Wong Howe disse che Howard era “il regista più creativo” con cui avesse mai lavorato, e il giudizio è confermato dai film febbrilmente innovativi e tecnicamente all’avanguardia che Howard firmò tra la fine degli anni Venti e l’inizio dei Trenta per la Fox Film Corporation. Il pezzo forte di questa mini-retrospettiva è il capolavoro sonoro Transatlantic (1931), una rarità che nel recente restauro del Museum of Modern Art svela in tutta la sua forza l’innovativo lavoro di Howard e Howe sulla profondità di campo. Tra gli altri titoli, The Trial of Vivienne Ware (1932) è un dramma giudiziario dal ritmo vertiginoso, il cui impiego inventivo del flashback anticipa la complessità strutturale di The Power and the Glory (1933), epica narrazione della vita di un magnate delle ferrovie (Spencer Tracy) che eserciterà un’influenza indiscutibile su Citizen Kane.

Programma a cura di Dave Kehr, in collaborazione con The Museum of Modern Art, New York

Foto: The Power and the Glory di William K. Howard (1933)

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Colette e il cinema

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Figura monumentale della letteratura francese, Colette non fu solo scrittrice, mima e attrice ma intrattenne un rapporto intenso e vario con la settima arte. Le sue recensioni di Mater dolorosa di Abel Gance e di Itto di Marie Epstein e Jean Benoît-Lévy rivelano una formidabile sensibilità da regista. Colette ammirò Mae West in She Done Him Wrong, adattò Lac aux dames per Marc Allégret, scrisse i sottotitoli di Mädchen in Uniform, la sceneggiatura di Divine per Max Ophüls e i dialoghi per la prima versione cinematografica di Gigi, di Jacqueline Audry. La rassegna ci guida alla scoperta di un cinema francese scritto, diretto o prodotto da donne come Simone Berriau, Solange Térac, Yannick Bellon e Musidora, grande amica di Colette.

Programma a cura di Mariann Lewinsky e Emilie Cauquy

Foto: La Vagabonde di Solange Bussi (1931)

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Il film storico nel Giappone degli anni bui

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Sul finire degli anni Trenta del Novecento, in pieno periodo militarista, fu nel film storico – o jidai-geki – che i registi progressisti giapponesi si rifugiarono per commentare criticamente i problemi del loro tempo. Il Narutaki-gumi, gruppo informale di cineasti impegnati nella modernizzazione del cinema giapponese, creò un nuovo tipo di jidai-geki che preferiva il realismo alla stilizzazione e il pessimismo ironico all’ottimismo eroico. La nostra rassegna si concentra soprattutto sui film realizzati alla Toho da membri del Narutaki-gumi e interpretati dagli attori della troupe teatrale progressista Zenshin-za. Grazie all’impiego di tecniche innovative quali la recitazione naturalistica e il linguaggio moderno in contesti storici, questi film introdussero una visione sovversiva nelle tematiche classiche del jidai-geki. Figurano nella rassegna sia il capolavoro canonico Ninjo kamifusen (Humanity and Paper Balloons, 1937) di Sadao Yamanaka, sia classici meno noti come Abe ichizoku (The Abe Clan, 1938) di Hisatora Kumagai, raramente (se non mai) proiettati in Occidente. A questi film si affianca il capolavoro di Tamizo Ishida, Hana chirinu (Fallen Blossoms, 1938), che offre un singolare sguardo femminile sulla turbolenta storia giapponese.

Programma a cura di Alexander Jacoby e Johan Nordström, in collaborazione con il National Film Center di Tokyo

Foto: Ninjo kamifusen di Sadao Yamanaka (1937)

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Cento anni fa: 50 film del 1917

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La sezione “Cento anni fa” è dedicata a uno degli anni più orribili della storia mondiale. La guerra in corso e le rivoluzioni in Russia ridussero la quantità di film prodotti, ma non la loro qualità. Tra una sessantina di titoli che comprendono film di finzione, documentari, frammenti e film di animazione scoprirete capolavori come Ne nado krovi di Jakov Protazanov con Ivan Mosjoukine, straordinarie attrici quali Maria Orska, Pola Negri e Pauline Starke e divi amatissimi come Gunnar Tolnæs. Siete invitati a seguire i programmi dedicati al gender bender nell’esercito francese, al tema Bellezza e Scenografia nel cinema italiano e alle ricerche visive espressioniste ante litteram.

Programma a cura di Karl Wratschko e Mariann Lewinsky

Foto: Le Coupable di André Antoine (1917)

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Universal Pictures: gli anni di Laemmle Junior (seconda parte)

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Dopo la significativa rassegna dell’anno scorso sulla Universal Picture, ecco un’altra selezione di film prodotti durante la gestione di Carl Laemmle Junior e recentemente riscoperti e restaurati. Tra i nuovi restauri figurano il caustico poliziesco di Tod Browning Outside the Law (1930), interpretato da Edward G. Robinson (prima di Little Caesar), e Sensation Seekers, fiammeggiante melodramma scritto e diretto dalla più importante regista del cinema muto, Lois Weber. Dalla Library of Congress proviene la versione originale, per molto tempo inaccessibile, di The Road Back di James Whale, seguito di All Quiet on the Western Front. Saranno inoltre proposte, in copie 35mm stampate di fresco dai negativi camera originali, cinque autentiche rarità, tra cui Destination Unknown (1931) di Tay Garnett, stupefacente parabola di un ‘Cristo tra i contrabbandieri’, e Ladies Must Love (1934) di E.A. Dupont, storia turbolenta e cinica di tre ragazze golddiggers a Broadway.

Programma a cura di Dave Kehr, in collaborazione con The Museum of Modern Art, New York e Universal Pictures

Foto: By Candlelight di James Whale (1933)

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Vi sembra abbastanza per un solo festival? In realtà, c’è ancora molto altro di cui dobbiamo parlarvi:

  • Ritrovati e Restaurati

  • Omaggi a Jean Vigo, Helmut Käutner, Bill Morrison, Emile Cohl

  • 1897. Cinema Anno 2

  • Progetto Keaton in collaborazione con Cohen Film Collection

  • Alla ricerca del colore dei film: dal Kinemacolor al Technicolor

  • The Film Foundation’s World Cinema Project

  • Rivoluzione e amori: il cinema messicano

  • Progetto Chaplin

  • Documenti e documentari

  • Il Cinema Ritrovato Kids & Young

E ancora, lezioni di cinema, incontri sul restauro, Cinema Ritrovato DVD Awards (14a edizione), Mostra mercato dell’editoria cinematografica, ospiti… tutto nella prossima newsletter.

 

Vi aspettiamo!

 

Gian Luca Farinelli
Direttore Cineteca di Bologna