Sammy Going South
T. it.: Sammy va al sud. T. alt.: A Boy Ten Feet Tall. Sog.: dal romanzo omonimo di W.H. Canaway. Scen.: Denis Cannan. F.: Erwin Hillier. M.: Jack Harris. Scgf.: Edward Tester. Mus.: Tristram Cary. Su.: H.L. Bird. Int.: Edward G. Robinson (Cocky Wainwright), Fergus McClelland (Sammy), Constance Cummings (Gloria van Imhoff), Harry H. Corbett (Lem), Paul Stassino (Spyros Dracandopolous), Zia Mohyeddin (la siriana), Orlando Martins (Abu Lubaba), John Turner (Heneker), Zena Walker (zia Jane). Prod.: Michael Balcon per Greatshows, Bryanston Seven Arts. Pri. pro.: 18 marzo 1963. 35mm. D.: 118′. Col.
Scheda Film
Diretto da Alexander Mackendrick e suo primo film dopo sette anni di silenzio, Sammy è spesso un film serio che finge di essere semplice. Probabilmente un regista meno capace avrebbe raccontato questa storia in maniera molto diversa. Per fortuna, sviluppando la situazione centrale del lungo viaggio di un ragazzino rimasto solo al mondo, Mackendrick ha fatto piazza pulita di tutto il sentimentalismo artificioso che poteva condannare il film alla rovina. Il giovane Sammy, invece, è solo un piccolo essere brutale pronto a usare tutti coloro che incrociano il suo cammino. La visione del regista è chiarissima: ci viene chiesto di accettare Sammy non come un personaggio idealizzato, tutto saggezza e simpatia, ma come un tipetto scaltro che merita il nostro rispetto in quanto essere umano. Pur respingendo ogni sentimentalismo, Mackendrick gestisce la tematica senza austerità.
Va riconosciuto che ci vuole un po’ per entrare in sintonia con il ritmo del film, e le scene di gran lunga migliori arrivano verso la fine. Ma si può ben dire che la lentezza iniziale è importante in rapporto alle ultime scene, e che dobbiamo prima vedere Sammy come un ragazzo scontroso e indurito per poterne apprezzare la trasformazione sotto la protezione del vecchio. Le scene finali sono arricchite dalla magnifica interpretazione di Edward G. Robinson. Burbero nei toni e d’aspetto coriaceo, Robinson sa donare al film il nucleo emotivo di cui ha bisogno. Anche l’interpretazione di Fergus McClelland è degna di nota: non sappiamo quanto sia merito del regista, ma il risultato è perfetto. La sceneggiatura di Denis Cannan è un po’ debole, e insieme ad alcune scene prolisse tra il ragazzo e l’ambulante è il maggiore ostacolo del film. Ma forse la virtù principale di Sammy Going South è che si tratta del primo film firmato da Sandy Mackendrick dopo sette lunghi anni, cioè dall’aspro ma splendido Piombo rovente. Pur non essendo del tutto soddisfacente, Sammy dimostra che Mackendrick è ancora il migliore regista britannico. Speriamo solo che non passino altri sette anni prima che si rimetta al lavoro.
John Cutts, Sammy Going South, “Films and Filming”, n. 8, maggio 1963