BRAZIL

Terry Gilliam

Scen.: Terry Gilliam, Tom Stoppard, Charles McKeown. F.: Roger Pratt. M.: Julian Doyle. Scgf.: Norman Garwood. Mus.: Michael Kamen. Int.: Jonathan Pryce (Sam Lowry), Robert De Niro (Harry Turtle), Katherine Helmond (Ida Lowry), Ian Holm (Kurtzmann), Bob Hoskins (Spoor), Michael Palin (Jack Lint), Ian Richardson (Warrenn), Peter Vaughan (Helpmann). Prod.: Arnon Milchan per Embassy International Pictures. DCP. D.: 144’. Col.

 

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Capirete che non è facile indicare con precisione la posizione del mondo dell’immaginazione. […] Ma se sono convinto (e lo sono) che il mondo immaginato sia, debba essere, connesso a quello osservabile, allora dovrei anche essere in grado – perché no? – di localizzarlo; di dire come si fa a raggiungerlo. […] Queste riflessioni mi sono state ispirate dal magnifico film di Terry Gilliam sul totalitarismo del futuro, Brazil. Perché quanto più un’opera è frutto d’immaginazione, tanto più delicato è il problema della localizzazione. […] Al livello più ovvio il film è ambientato nel paese di Distopia, gemello oscuro di Utopia, il peggiore dei mondi possibili. […] Come rivelò N.F. Simpson in One Way Pendulum, il mondo dell’immaginazione è un luogo in cui il lungo braccio della legge non riesce ad arrivare. Questa idea – l’opposizione tra immaginazione e realtà, che è anche naturalmente l’opposizione tra arte e politica – è di grande importanza, perché ci ricorda che non siamo indifesi, che sognare significa avere potere. E io credo che la vera ambientazione di Brazil sia l’altra grande tradizione dell’arte, quella in cui le tecniche della commedia, della metafora, dell’immaginario potenziato, della fantasia e via di seguito vengono impiegate per scardinare le nostre certezze convenzionali, offuscate dall’abitudine, su cosa sia il mondo e cosa debba essere. […] Va anche rilevato che Terry Gilliam è un emigrato. “L’America ti bombarda di sogni e ti priva dei tuoi” dice, e Brazil parla anche di questo; della lotta tra sogni privati, personali (il volo, l’amore) e grandi fantasie di massa (l’eterna giovinezza, la ricchezza materiale, il potere)… Brazil è il prodotto di quella strana cosa che è la sensibilità dell’emigrato, il cui sviluppo credo sia uno dei temi centrali di questo secolo di gente sradicata. L’emigrato è forse l’unica specie di essere umano libera dalle catene del nazionalismo (per non parlare del suo orribile fratello, il patriottismo). È una libertà gravosa. […] E se devo concludere con la semplice (ma forse non così semplice) osservazione che la collocazione di Brazil è il cinema stesso, perché nel cinema il sogno costituisce la norma; e allora dovrei aggiungere che Brazil è una terra immaginaria di cui tutti noi che abbiamo – per un motivo o per l’altro – perduto una patria ritrovandoci altrove, siamo i veri abitanti. Come Terry Gilliam, anch’io sono cittadino di Brazil.

Salman Rushdie, The Location of Brazil, “American Film”, settembre 1985

Copia proveniente da United International Pictures per concessione di The Walt Disney Studios.  Restaurato in 4K nel 2025 da The Criterion Collection presso il laboratorio Company 3, a partire dal negativo originale scena 35mm. Restauro supervisionato da Terry Gilliam