PLANET OF THE APES

Franklin J. Schaffner

Sog.: dal romanzo omonimo (1963) di Pierre Boulle. Scen.: Michael Wilson, Rod Serling. F.: Leon Shamroy. M.: Hugh S. Flower. Scgf.: Jack Martin Smith, William Creber. Mus.: Jerry Goldsmith. Int.: Charlton Heston (George Taylor), Roddy McDowall (Cornelius), Kim Hunter (Zira), Maurice Evans (professor Zaius), James Whitmore (presidente dell’assemblea), James Daly (Honorious), Linda Harrison (Nova), Robert Gunner (Landon). Prod.: Arthur P. Jacobs per 20th Century Fox, APJAC Productions. DCP. D.: 112’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Un classico del cinema di fantascienza lo si giudica anche dalla sua longevità. Il successo di Planet of the Apes è stato tale da generare, nell’immediato, una saga cinematografica (quattro titoli, dal 1970 al 1973) e due serie televisive (una omonima nel 1974 e una animata l’anno successivo) e, nel lungo periodo, il remake di Tim Burton (2001) e la nuova saga-reboot che tra 2011 e 2024 ha prodotto quattro ulteriori film. Eppure, il primo progetto targato Warner Bros non decolla. Blake Edwards, incaricato della regia, rinuncia. Subentrano la 20th Century Fox e Franklin J. Schaffner, che firma cosi il suo primo successo. All’origine del soggetto c’è il romanzo omonimo del francese Pierre Boulle, sceneggiato dal geniale creatore di Ai confini della realtà Rod Serling e da Michael Wilson, Oscar per Un posto al sole (e per Il ponte sul fiume Kwai, altro adattamento da Boulle, premio che non ottenne all’epoca in quanto blacklisted ma gli sarà conferito postumo). La storia è nota: tre astronauti americani approdano su un pianeta sconosciuto dominato dalle scimmie. I primati hanno costruito una società evoluta e cacciano una specie umana ridotta in condizioni animalesche, oltre che incapace di parlare. Il paradosso fantascientifico sta tutto in questo gioco di rovesciamento e di rispecchiamento, nelle voci umane “dislocate”, per dirla con Vivan Sobchack, nei corpi scimmieschi. È un mondo al contrario, dove chi abitualmente domina e dominato, una “upside down civilization”, come la definisce il protagonista Charlton Heston. Il mondo prodotto da questa evoluzione inversa riprende ed estremizza le qualità negative della società occidentale. Tutti temi che naturalmente, all’uscita del film nel 1968, si sono caricati di inevitabili letture politiche. E che il finale spiazzante e allucinato non fa che sancire ulteriormente. Si noti che nel mondo oscurantista creato dalle scimmie l’unico personaggio davvero positivo, animato da desiderio di conoscenza e dalla capacita di osservare la realtà senza pregiudizi e filtri ideologici, è una scimpanzé donna, la dottoressa Zira.

Alice Autelitano

Copia proveniente da

Per concessione di Park Circus. Restaurato in 4K nel 2024 da 20th Century Studios presso i laboratori Roundabout Entertainment e Audio Mechanics, a partire dagli unici due rulli sopravvissuti del negativo originale 35mm, da un interpositivo 35mm e dai master di separazione YCM per alcune scene. Con il sostegno di The Walt Disney Studios