THE PLEASURE GARDEN

Alfred Hitchcock

Sog.: dal romanzo omonimo (1923) di Oliver Sandys [Marguerite Florence Laura Jarvis]. Scen.: Eliot Stannard. F.: Gaetano di Ventimiglia. Scgf.: Ludwig Reiber. Ass. regia: Alma Reville. Int.: Virginia Valli (Patsy Brand), Carmelita Geraghty (Jill Cheyne), Miles Mander (Levet), John Stuart (Hugh Fielding), Ferdinand Martini (Mr. Sidey), Florence Helminger (Mrs. Sidey), Georg H. Schnell (Oscar Hamilton), Karl Falkenburg (principe Ivan). Prod.: Michael Balcon per Gainsborough Pictures e Münchener Lichtspielkunst AG (Emelka) DCP.

D.: 92’. Bn e Col. (da una copia imbibita)

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Tratto dal bestseller omonimo del 1923, The Pleasure Garden è una storia piuttosto sordida di voyerismo e ma­nipolazione sessuale che ruota attorno ai destini di due giovani ballerine di fila: Jill, un’arrivista che abbandona il premuroso fidanzato Hugh e conqui­sta il successo grazie a un amante ric­co, e Patsy, la ragazza dal cuore d’oro costretta dalle convenzioni sociali a sposare il cinico seduttore Levet.

Sebbene segni il suo esordio alla regia, non era la prima esperienza di Hitchcock, che aveva svolto pratica­mente tutte le mansioni all’interno degli studios: aveva disegnato titoli e didascalie, scritto sceneggiature, lavo­rato alle scenografie. Era stato anche aiuto di Graham Cutts, il regista di maggior successo della Gainsborough, con il quale aveva lavorato a Woman to Woman (L’ultima danza), The White Shadow (L’ombra bianca), entrambi del 1923, e The Blackguard (Il furfan­te, 1925) allo studio Ufa di Berlino, dove il loro rapporto cominciò a mo­strare segni di tensione. Il capo della Gainsborough, Michael Balcon, ne approfittò per separarli e affidò al ven­ticinquenne Hitchcock la sua prima regia mandandolo agli studi Emelka di Monaco insieme ad Alma Reville, una collaboratrice affidabile. Non solo lavorarono bene insieme, ma Hitch le chiese di sposarlo durante il viaggio di ritorno, in circostanze ben poco ro­mantiche (lei era china su un secchio a causa del mal di mare).

Hitchcock riteneva che The Pleasure Garden fosse melodrammatico, ma an­che se il soggetto non lo entusiasmava seppe comunque conferirgli maggio­re complessità, intrecciando ulteriori livelli di significato attraverso un lin­guaggio visivo coerente. L’inquadratu­ra di una mela gettata con noncuran­za dopo un solo morso, per esempio, simboleggia efficacemente l’atteggia­mento del marito di Patsy durante la prima notte di nozze – un morso ed è già annoiato – e ne anticipa la con­dotta futura.

Fu probabilmente questo genere di raffinatezze a irritare il distributo­re C.M. Woolf, che rimandò l’uscita del film nel Regno Unito per oltre un anno, concedendola solo quando il film successivo di Hitchcock, The Lodger (Il pensionante, 1926) ricevette recensioni sorprendentemente positi­ve. L’accoglienza fu favorevole. “The Daily Express” nella sua recensione de The Pleasure Garden nel gennaio del 1927 riconobbe la proverbiale abi­lità di Hitchcock e lo soprannominò “Young Man with a Master Mind”: “Un giovane con l’intelligenza di un maestro”.

Bryony Dixon

Copia proveniente da

Restaurato da BFI National Archive in collaborazione con ITV Studios Global Entertainment e Park Circus. Con il sostegno di The Hollywood Foreign Press Association, The Film Foundation, Matt Spick e Deluxe 142