MAGOKORO
[Sincerità] T. int.: Sincerity.Sog.: dal racconto omonimo di Yojiro Ishizaka. Scen.: Mikio Naruse. F.: Hiroshi Suzuki. M.: Tamae Ide. Scgf.: Satoru Chuko. Mus.: Tadashi Hattori. Int.: Etchan (Nobuko), Teruko Kato (Tomiko), Takako Irie (Tokiko Haseyama), Sachiko Murase (moglie di Keikichi), Minoru Takada (Keikichi Asada), Soji Kiyokawa (Iwata), Fusako Fujima (la nonna). Prod.: P.C.L. 35mm. D.: 67’. Bn.
Scheda Film
Storia dell’amicizia tra due ragazzine e della scoperta di un segreto legato al passato dei rispettivi genitori, Magokoro è tratto da un racconto di Yojiro Ishizaka (1900-86). L’attenzione per il mondo dell’adolescenza è tipica delle opere di questo scrittore, fonte d’ispirazione anche per celebri adattamenti come Wakai hito (I giovani, 1937) di Shiro Toyoda e Aoi sanmyaku (Montagne blu, 1949) di Tadashi Imai.
Dopo l’atmosfera desolata di Hataraku ikka, Magokoro mostra un tono sorprendentemente solare e ottimista. Tuttavia, il cambiamento di registro riflette probabilmente le crescenti restrizioni della censura; come scrive Susanne Schermann, “la Legge sul cinema limitò drasticamente il margine d’azione di Naruse, e il contenuto più cupo dei film precedenti stava diventando impossibile”. Sebbene il nucleo narrativo sia intimista, lo sfondo bellico (il Giappone era impegnato dal 1937 in una guerra su vasta scala in Cina) è esplicito nel film, che si presenta come una sorta di homefront drama – un racconto domestico ambientato in tempo di guerra –, specie nel finale patriottico.
Naruse, in realtà, non era soddisfatto del progetto, e la critica dell’epoca si divise. Il critico di “Kinema Jumpo” Seiji Mizumachi si disse affascinato dalla “vitalità e autenticità” dell’interazione tra le ragazzine, ma giudicò meno convincente il trattamento riservato alla storia adulta. Ciò nonostante, elogiò il modo in cui Naruse “intreccia abilmente i vari episodi”, tanto che “la rimozione di una scena qualsiasi avrebbe compromesso l’equilibrio complessivo”. Più recentemente, Catherine Russell ha esaltato le “numerose scene di quieta bellezza pastorale”, affermando che “ancora una volta Naruse sabota sottilmente i dettami della propaganda nazionale”. Tetsuya Hirano lo definisce “una delicata rappresentazione dei tumulti emotivi vissuti da due ragazzine quando intravedono il mondo adulto”, e osserva che “il film possiede una complessità che va oltre il semplice racconto adolescenziale, mentre la tecnica registica di Naruse raggiunge un nuovo livello di perfezione”.
Alexander Jacoby e Johan Nordström