KOZABURO YOSHIMURA, TRACCE DI MODERNITÀ

Foto tratta da Chijo © Kadokawa

A cura di Alexander JacobyJohan Nordström

Kozaburo Yoshimura (1911-2000) è uno dei maestri sottovalutati del cinema classico giapponese. Quasi esattamente contemporaneo di Akira Kurosawa e Keisuke Kinoshita, realizzò alcuni dei film drammatici più avvincenti del cinema giapponese postbellico, che riflettono in maniera eloquente i cambiamenti sociali di un paese in via di rapida modernizzazione. La retrospettiva si concentra sul decennio compreso tra il 1951 e il 1960, quando l’arte di Yoshimura toccò il suo apice. È solo una parte di una lunga carriera di regista iniziata alla Shochiku negli anni Trenta e proseguita fino agli anni Settanta. Yoshimura aveva ottenuto successo commerciale e di critica con il melodramma d’ambientazione ospedaliera Danryu (Correnti calde, 1939) e avviato una fruttuosa collaborazione con lo sceneggiatore Kaneto Shindo (1912-2012) in Anjo-ke no butokai (Il ballo della famiglia Anjo, 1947), studio cechoviano sul declino dell’aristocrazia di fronte alla modernità del dopoguerra che quell’anno si classificò al primo posto nella classifica di “Kinema Junpo”, la principale rivista giapponese di cinema.
Ritenendo che la Shochiku limitasse la loro creatività, i due fondarono una casa di produzione indipendente, la Kindai Eiga Kyokai, per la quale Shindo diresse una serie di film politicamente impegnati spesso prodotti da Yoshimura. Nel frattempo, presso un altro grande studio, la Daiei, Yoshimura conquistò una nuova reputazione realizzando una serie di film straordinari sulle donne nel Giappone del dopoguerra. Capolavori come Itsuwareru seiso (Gli abiti della delusione, 1951), Nishijin no shimai (Sorelle di Nishijin, 1952) e Yoru no kawa (Fiume notturno, 1956) gli valsero il paragone con Mizoguchi per la sensibile esplorazione dell’esperienza femminile. Lavorando principalmente sulle sceneggiature costruite con precisione da Shindo (anche se per Yoru no kawa si avvalse della più importante sceneggiatrice giapponese, Sumie Tanaka), Yoshimura puntò l’attenzione su donne impiegate in professioni tradizionali (geisha, disegnatrice di kimono, pasticciera) nell’antica capitale del Giappone, Kyoto, e raccontò la trasformazione sociale e politica del paese seguita alla sconfitta e all’occupazione. I suoi film, come osserva Donald Richie, sono “ricchi di nuove interpretazioni di cose vecchie”. La produzione di Yoshimura è varia, ma, per citare Tadao Sato, “la sua forza più grande sono i film realisti, basati su una conoscenza dettagliata della struttura sociale, […] non semplici denunce sociali ma film che approfondiscono l’elemento umano della storia”. Yoshimura era un abile artigiano, un drammaturgo profondo e (come attestano le eccezionali interpretazioni di Machiko Kyo, Fujiko Yamamoto e Mariko Okada tra le altre) dotato di grande sensibilità nel dirigere le attrici. Grazie al sostegno di Kadokawa, Shochiku e National Film Archive of Japan, la retrospettiva propone un nuovo restauro digitale in 4K e copie d’epoca 35mm che mettono in risalto la bellezza, la forza e l’attualità del cinema di Yoshimura.

Alexander Jacoby e Johan Nordström

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