Gio

29/06

Auditorium DAMSLab > 12:00

THE TITULAR BISHOPS OF HOLLYWOOD SILENT PICTURES

Dossier sulla lingua delle didascalie del cinema muto statunitense, a cura di Philippe Garnier

 

LA SCRITTURA DELLE DIDASCALIE È UNA NUOVA ARTE DEL CINEMATOGRAFO…

La scrittura delle didascalie è una nuova arte del cinematografo
e il pubblico comprende poco il suo funzionamento
”.
“The Hollywood Vagabond”, 5 agosto 1927

 

La scrittura delle didascalie per i film muti divenne un’arte intorno alla metà degli anni Venti ed ebbe solo pochi anni per raggiungere la perfezione prima che l’avvento del sonoro rendesse questo mestiere obsoleto. Joseph Farnham, uomo di punta della MGM, nel 1929 fu il primo a vincere l’Oscar per le migliori didascalie, e anche l’ultimo. La categoria fu eliminata l’anno successivo.

Il mestiere variava molto a seconda del film, e in una certa misura anche dello studio di produzione. Era praticato da una strana categoria di uomini e donne provenienti soprattutto dal giornalismo, ma non sempre. C’erano un ex capitano della Marina che si era dilettato con i sottomarini durante la guerra ispano-americana e la Prima guerra mondiale, un ex autore di gag per Mack Sennett, uno studioso poliglotta che aveva frequentato Harvard, alcuni pubblicisti e uno o due futuri registi. A un certo punto a Hollywood i titolisti ebbero anche una loro organizzazione, un’associazione autoproclamata composta da soli uomini e spiritosamente chiamata “The Titular Bishops”, “I vescovi titolari”. Sebbene annoverasse tra i suoi membri alcuni giganti della professione (Joe Farnham della MGM, Malcom Stuart Boylan della Universal e della First National, George Marion Jr. della Paramount, per citarne solo tre), il finto conclave era tutt’altro che rappresentativo. Le donne, all’epoca sempre molto presenti nei ruoli cruciali di sceneggiatrici e montatrici, furono chiamate anche a scrivere didascalie, dal momento che erano già coinvolte nella stesura degli script. Frances Marion e Anita Loos scrissero entrambe di creazione delle didascalie nei manuali di sceneggiatura che pubblicarono successivamente. Nel 1926 Jeanie MacPherson scrisse un articolo intitolato: Titles: Friends or Foes? (Didascalie: amiche o nemiche?). E prima di diventare un’apprezzata sceneggiatrice alla MGM insieme al marito John Emerson, agli inizi Loos aveva lavorato alle didascalie per Griffith e Fairbanks.

I titolisti potevano essere uomini e donne che occupavano posizioni ottimamente retribuite negli studios oppure impertinenti collaboratori come l’incontenibile Ralph Spence, un elegantone newyorkese alcolizzato che sugli annunci a tutta pagina nelle riviste specializzate vantava: “ALL BAD LITTLE MOVIES WHEN THEY DIE COME TO RALPH SPENCE” (“Tutti i filmetti brutti in punto di morte vengono da Ralph Spence”). Specializzato in lavori di recupero, entrò presto nello staff della Paramount, che per le didascalie poteva già contare su Marion Jr. e Herman Mankiewicz. Ciascuno di loro poteva svolgere ruoli molto vari. Spesso erano accreditati come “editor”, oltre che come titolisti. Questa è di fatto la parte più incompresa del loro lavoro, poiché avevano il compito di intervenire in extremis prima che il film uscisse nelle sale. Katharine Hilliker e il suo socio-marito H. H. Caldwell (“il Capitano”), per esempio, erano ancor più apprezzati per il loro senso della storia che per le didascalie. Erano i cosiddetti “fixer”, e percepivano compensi elevati per trasformare film come Ben Hur in pellicole distribuibili. Alla Fox rifecero il montaggio e scrissero le didascalie per molti titoli di John Ford, Raoul Walsh e Frank Borzage. E in seguito al loro lavoro su Sunrise (del quale scrissero solo le didascalie), furono così apprezzati e rispettati da F. W. Murnau che, solo un mese prima della morte di quest’ultimo, Katharine Hilliker poteva permettersi di scrivergli chiamandolo “You poor dodo!”.

Poi c’erano i titolisti dei film comici, maestri dell’aforismo e della battuta memorabile. H. M. “Beanie” Walker scrisse per più di dieci anni le didascalie di tutte le comiche da uno o due rulli sfornate dall’Hal Roach Studio. Nel 1927 il “Moving Picture World” poteva chiamarlo il “Papà dei titolisti”, stimando che avesse prodotto oltre 25.000 didascalie fino a quel momento, a partire dal lavoro per Harold Lloyd, quando i suoi film da un rullo non venivano ancora girati negli studios di Culver City ma nel centro di Los Angeles. Anche nelle commedie il montaggio necessitava dell’intervento di un titolista: come nel caso delle gag, i tempi erano essenziali per battute come “The amateur-burglar – not quite crooked but beginning to bend” (“Il ladro dilettante – non ha ancora preso una brutta piega ma è già un po’ sgualcito”.)

La migliore analogia per descrivere questo mestiere scomparso fu offerta dall’harvardiano George Marion Jr., uno dei pochi artigiani a prendersi sul serio. Figlio di un famosissimo attore teatrale, fu titolista per film con Clara Bow e Colleen Moore e per registi come Joseph Sternberg, ma fu anche un prolifico autore di canzoni, collaborando con compositori quali Fats Waller e Johnny Green. Così descrisse la sua idea di didascalia perfetta per un muto: “Il segreto della didascalia sta nell’eliminare; è molto simile alla scrittura di una canzone. In entrambi i casi si cerca di trovare la parola o la frase giusta usando il minor spazio possibile”.

Nella creazione delle didascalie ci sono molti aspetti da considerare, come la lunghezza della riga e il tempo concesso per leggerla; la didascalia illustrata; gli effetti tipografici, che indicano i livelli sonori; fino alle didascalie di Sunrise che “annegano” e vanno in dissolvenza: Charles Rosher ebbe il compito di filmarle, e ci piacerebbe moltissimo sapere su indicazione di chi. Per il resto, non potremo fare a meno di evocare alcuni di questi artigiani dimenticati, uomini e donne, e di raccontare le loro storie. Non mancheranno le fotografie – Hilliker e Caldwell in tenuta da tennis, Farnham che riceve l’Oscar da un corpulento Doug Fairbanks – e tutta una serie di film prediletti, che cercheremo di contestualizzare.

Philippe Garnier

Info

Giovedì 29/06/2023
12:00

Modalità di ingresso

Tariffe del Festival