ONE WAY PASSAGE

Tay Garnett

T. alt.: S.S. Atlantic. Sog.: Robert Lord. Scen.: Wilson Mizner, Joseph Jackson. F.: Robert Kurrle. M.: Ralph Dawson. Scgf.: Anton Grot. Mus.: Leo F. Forbstein. Int.: William Powell (Dan Hardesty), Kay Francis (Joan Ames), Aline MacMahon (contessa Barilhaus), Frank McHugh (Skippy), Warren Hymer (sergente Steve Burke), Frederick Burton (il medico). Prod.: Warner Bros. Pictures. DCP. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

William Powell viaggia senza manette sul transatlantico che va da Hong Kong a San Francisco, grazie a un patto con il poliziotto incaricato di scortarlo nel braccio della morte. Si unisce così agli altri passeggeri vestendo i panni di un elegante gentiluomo, come uno qualsiasi dei suoi personaggi nelle commedie sofisticate anni Trenta. Incontra Kay Francis, malata terminale. La più improbabile delle coppie hollywoodiane – e proprio per questo, fatti l’uno per l’altra.
Nessuno dei due conosce il destino dell’altro e quando prima intuiscono, e poi sanno, è nella natura delle cose che non se ne parli mai. La doppia conoscenza è una cassa di risonanza nella quale i sentimenti nascono e si infrangono, eppure persistono, al di là del tempo. Il tono potrebbe diventare opprimente; al contrario, la consapevolezza della morte distilla un’emozione limpida e pulita.
Il mondo è inseparabilmente cupo e romantico, e quanto più è desolata la visione del mondo ‘reale’, tanto più è splendente la ‘realtà separata’ cui i due amanti hanno trovato accesso. Fin dal primo incontro Powell e Francis instaurano un rito: celebrano ciascuno dei loro fragili incontri rompendo l’uno contro l’altro i bicchieri di champagne. Gesti come questo, linguaggio privato degli amanti, sono il sale di ogni film romantico.
Quel gesto trova il suo culmine nella scena finale. Powell e Francis non ci sono più – nessuna spiegazione, ma sappiamo che se ne sono andati per sempre. Tutto ciò che ci resta è un’immagine enigmatica: due bicchieri che da soli si spezzano. La visione è una sfida al nostro giudizio – i due innamorati non riescono a rispettare l’u timo appuntamento e a ‘ritrovarsi’, eppure ci riescono.
Tay Garnett era un regista discontinuo. Si cimentò in quasi tutti i generi, spesso con un’allarmante svogliatezza. Quando dall’abbondante medietà della sua produzione si vede emergere un capolavoro come questo, si è tentati di attribuirlo al ‘genio del sistema’. Ma non è così. One Way Passage è puro Tay Garnett, al punto che la sua discontinua opera, in cui è altrimenti impossibile ravvisare un filo rosso, quel filo lo trova proprio in questo film lieve (com’era lieve Lubitsch), limpido, giocoso, divertente e triste – luminoso come la vita stessa.

Peter von Bagh, da un capitolo inedito di Lajien synty [L’origine delle specie], WSOY, Helsinki 2009. Testo inglese a cura di Antti Alanen

Copia proveniente da

Restaurato da Warner Bros. in collaborazione con The Film Foundation