IL QUADRO DI OSVALDO MARS

Guido Brignone

F.: Anchise Brizzi. Int.: Mercedes Brignone (contessa Anna Maria di San Giusto), Domenico Serra (Osvaldo Mars), Giovanni Cimara (il conte), François-Paul Donadio (il cameriere), Armand Pouget (l’ispettore Rull). Prod.: Rodolfi Film. 35mm. L.: 1093 m. 18 f/s. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Una bambina costretta a sbirciare dentro una finestra è stata travolta da uno shock che l’ha ridotta al mutismo. Quando finalmente riacquista il dono della parola, il suo è un grido d’orrore: “Quanto sangue!”. Non può essere diversamente: ha visto Salomé. “La divinità simbolica dell’indistruttibile Lussuria, la dea dell’immortale Isteria, la Bellezza maledetta, eletta fra tutte dalla catalessi che le irrigidisce le carni e indurisce i muscoli; la Bestia mostruosa, indifferente, irresponsabile, insensibile, che come l’Elena antica avvelena tutto ciò che l’avvicina, tutto ciò che la vede, tutto ciò che tocca”. Così la descrive con sospetto accanimento Huysmans, pensando a Gustave Moreau. Ciò che distingue Salomé dalle tante consorelle luciferine della tradizione è la padronanza del velo. Mercedes Brignone, qui Salomé per sbaglio (per miscasting?), si trova suo malgrado in un quadro che lascia troppa carne in vista; si cela troppo poco dietro una garza per muoversi in contesti che una nobildonna non dovrebbe frequentare; si cinge cerimoniosamente il capo di una stoffa luttuosa per prepararsi ad affrontare la condanna. Rovesciando la reputazione del personaggio biblico, diventa vittima di una trama oscura, in attesa che venga tolto l’ultimo velo: quello che denuda la verità. Da buon giallo che si fa rispettare, Il quadro di Osvaldo Mars cosparge sul proprio percorso ricordi parziali e reticenti, si lascia voluttuosamente impregnare dal chiaroscuro, moltiplica gli incroci di traiettorie giocando abilmente con le potenzialità del montaggio, apre squarci nelle certezze delle superfici e delle identità. È un film deliziosamente confuso e intrigante.

Andrea Meneghelli

Copia proveniente da