FAIL-SAFE

Sidney Lumet

Sog.: dal romanzo omonimo (1962) di Eugene Burdick e Harvey Wheeler. Scen.: Walter Bernstein. F.: Gerald Hirschfeld. M.: Ralph Rosenblum. Scgf.: Albert Brenner. Int.: Henry Fonda (il presidente), Dan O’Herlihy (generale Black), Walter Matthau (Groeteschele), Frank Overton (generale Bogan), Edward Binns (colonnello Grady), Fritz Weaver (colonnello Cascio), Larry Hagman (Buck), William Hansen (Swenson), Russell Hardie (generale Stark), Russell Collins (Knapp). Prod.: Max E. Youngstein per Columbia Pictures. DCP 4K. D.: 112’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

 

All’inizio del 1963, poco dopo l’apocalisse sfiorata dalla crisi dei missili di Cuba, entrano in produzione due grandi film americani sullo scoppio accidentale di una guerra nucleare. Quello che fa ridere, Il dottor Stranamore, esce per primo. Quello che fa meno ridere, Fail-Safe, esce quando manca meno di un mese alle elezioni del 1964 e vede Henry Fonda nel ruolo del presidente degli Stati Uniti. “Fail-Safe si presenta come un thriller puro, dinamico e implacabile. Uno stormo di bombardieri americani sta per raggiungere i margini dello spazio aereo sovietico quando un computer trasmette per errore un codice d’attacco. Le autorità americane e sovietiche collaborano per fermare i bombardieri, e il presidente degli Stati Uniti, rinchiuso nel bunker della Casa Bianca in collegamento telefonico con il leader sovietico, tenta con crescente disperazione di impedire l’inevitabile. […] Il presidente, che entra in scena come un’alta ombra scura nel corridoio, viene mostrato di spalle mentre il suo giovane interprete gli fissa la nuca, il volto ridotto a una sbavatura argentea sulla porta dell’ascensore. Lumet usa geometricamente il corpo alto e asciutto di Fonda rinchiuso nel bunker e poi affonda nei primi piani, visioni ingigantite nella soggettiva di una mosca ipnotizzata, mentre il presidente tenta di negoziare l’apocalisse al telefono”. Nel punto culminante “passato e presente si fondono e l’epifania si realizza con una mano, una voce e un’ombra. Tornano tutte le intensità sommerse della carriera di Fonda, a riempire la scena, ad ampliarne i contesti drammatici e politici. […] Vorremmo scandagliare l’istante, smontarlo, studiarne molle e ingranaggi. Ma è impossibile: non possiamo realmente ‘vedere’ quel che vediamo. Piuttosto, sentiamo ciò che non possiamo vedere, il brusio della storia, il tono di Lincoln che ancora vibra sotto il rumore meccanico di Fail-Safe, della vita americana com’è oggi, come sta per divenire; un eroismo che detesta uccidere, che invece di sbraitare spavaldo ‘fatevi sotto’ chiede ‘Che cosa diciamo ai morti?’”

(Devin McKinney, The Man Who Saw a Ghost)

 

La recensione su Cinefilia Ritrovata

L’approfondimento su Cinefilia Ritrovata

Copia proveniente da

Per concessione di Park Circus