Mer
27/06
Cinema Lumière - Sala Scorsese > 21:45
HYÈNES
il produttore Pierre-Alain Meier
Info sullaProiezione
Sottotitoli
Versione originale con sottotitoli
Modalità di ingresso
HYÈNES
Scheda Film
Mambety fu per Cartagine ’92 quello che John Ford e Orson Welles erano stati per Cannes.
Manthia Diawara
Iniziai a lavorare a Hyènes quando mi resi conto che dovevo assolutamente ritrovare uno dei personaggi di Touki Bouki, girato vent’anni prima: Anta, la ragazza che aveva avuto il coraggio di lasciare l’Africa e di attraversare da sola l’Atlantico. Avevo l’impressione di cercare una figura che aveva fatto parte della mia infanzia. Mi dicevo di aver già incontrato questo personaggio in un film, e alla fine lo ritrovai in un dramma di Friedrich Dürrenmatt, La visita della vecchia signora (1956). Avevo la libertà e l’autostima sufficenti per coniugare il suo testo con il mio film e per fare mia la sua storia.
Mi interessano gli emarginati perché sono convinto che essi siano più importanti per l’evoluzione di una comunità rispetto ai conformisti. Gli emarginati mettono la comunità in contatto con un mondo più ampio. […] Il film illustra un dramma umano. Il mio compito è identificare il nemico dell’umanità: il denaro, il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale. Penso che il mio scopo sia chiaro. Hyènes racconta al mondo una storia umana, ma con questo film volevo anche rendere omaggio alla bellezza dell’Africa. Per me fa parte di quella bellezza anche il fatto che in Africa non è molto difficile fare un film. I sacchi di riso abbandonati che la gente di Colobane indossa alla fine del film non costarono molto. Erano solo le attrezzature per la produzione a essere un po’ costose. Ho un grande desiderio di demistificare il cinema, soprattutto il suo lato finanziario. L’Africa è piena di cinema, di immagini. Hollywood non avrebbe potuto fare questo film, a prescindere dai soldi investiti. Il futuro appartiene alle immagini. […] L’esistenza dell’Africa è un bene per il futuro del cinema, perché è l’immagine stessa a essere nata in Africa. Gli strumenti, sì, sono europei, ma la necessità e la logica creativa risiedono nella nostra tradizione orale. Come dico ai bambini, per fare un film basta chiudere gli occhi e vedere le immagini. Aprite gli occhi, ed ecco il film. La tradizione orale è fatta di immagini. La fantasia crea le immagini e le immagini creano il cinema, dunque noi siamo gli eredi diretti dei padri del cinema.
N. Frank Ukadike, The Hyena’s Last Laugh: A Conversation with Djibril Diop Mambety, “Transition 78”, n. 2, W.E.B. Dubois Institute and Indiana University Press, 1999
Cast and Credits
Sog.: dal dramma La visita della vecchia signora di Friedrich Dürrenmatt. Scen.: Djibril Diop Mambety. F.: Matthias Kälin. M.: Loredana Cristelli. Mus.: Wasis Diop. Int.: Ami Diakhate (Linguère Ramatou), Djibril Diop Mambety, Mansour Diouf (Dramaan), Calgou Fall (il prete), Faly Gueye (Mme. Drameh), Mamadou Mahourédia Gueye (il sindaco), Issa Ramagelissa Samb (il professore), Abdoulaye Diop (il dottore) Prod.: Pierre-Alain Meier, Alain Rozanès per Thelma Film AG. DCP. D.: 110’. Col.
PARLONS GRAND-MÈRE
Scheda Film
Quindici anni dopo Touki Bouki, Djibril Diop Mambety ritorna dietro la macchina da presa per filmare due cose che gli stanno a cuore: il cinema e i bambini. Il cinema, al quale rende qui un delicato omaggio, è quello del suo giovane amico Idrissa Ouédraogo, che sta girando Yaaba, il suo secondo lungometraggio. Il cinema è anche il Burkina Faso, l’unico paese dell’Africa Occidentale che ha sviluppato una vera e propria ‘industria’ cinematografica – grazie all’impulso di Thomas Sankara – con strutture di produzione, di sostegno, di realizzazione e diffusione delle opere. Evocando così le riprese burkinabé di questo film su una nonna e due bambini, Djibril Diop Mambety mette in scena il rapporto dell’Africa contemporanea con l’infanzia, la sua seconda passione. Infatti, il cineasta ha creato a Dakar la fondazione Yaadikone per l’infanzia e la natura, dal nome di un ‘Robin Hood senegalese’ che aveva reso la vita difficile ai coloni e lottato contro ogni sorta d’ingiustizia. Questa fondazione ha l’obiettivo di difendere i bambini e, mediante iniziative specifiche, consente loro di sfuggire all’abbandono e all’oblio. Con sobrietà, Parlons grand-mère è un film poetico, più che un documentario, un film-manifesto sul cinema, i bambini e l’Africa.
Vincent Adatte
Cast and Credits
Scen., F., M.: Djibril Diop Mambety. Int.: Idrissa Ouédraogo. Prod.: Djibril Diop Mambety. DCP. D.: 34’. Col.
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