A DEUSA NEGRA

Ola Balogun

Scen.: Ola Balogun. F.: Edison Batista. M.: Philippe Gosselet. Mus.: Remi Kabaka. Int.: Zózimo Bulbul (Babatunde), Jorge Coutinho (Oluyole), Sônia Santos (Elisa/Amanda), Lea Garcia (la sacerdotessa), Roberto Pirillo (commerciante di schiavi), Milton Villar (vecchio commerciante di schiavi). Prod.: Magnus Filmes, Jece Valadão, Afrocult Foundation. 35mm. D.: 95’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

A deusa negra è sicuramente il miglior film di Ola, il più completo. Credo che questo sia dovuto a diversi fattori. Innanzitutto l’argomento gli stava molto a cuore poiché racconta della storia dolorosa della tratta dei neri e del trasferimento forzato e di massa di un’intera popolazione dell’Africa nera. È un film che va oltre la dimensione locale e guarda a un tema più vasto, quello della diaspora. Inoltre il film ha un lato misterioso e mistico, che si confà alla sensibilità di Ola. Dietro il suo agnosticismo dichiarato, è sempre stato attirato dalla magia, dal misticismo presente in certe pratiche tradizionali, soprattutto pratiche di culto. Gli interessa esplorare la faglia che si apre tra il reale e il surreale, il reale e l’immaginario, una dimensione che viene raramente espressa in parole o immagini cinematografiche, un mondo nel quale calarsi in silenzio.
Con questo film si è trovato per la prima volta lontano dal suo paese, e sebbene avesse a disposizione un budget molto limitato, poteva fare affidamento su una troupe di grande esperienza, attori professionisti, avendo accesso a un laboratorio, un’attrezzatura e uno studio di post-produzione. A deusa negra è stato il primo film realizzato da un cineasta africano in Brasile. Può sembrare cosa da poco oggi, ma negli anni Settanta era ancora una questione spinosa. Nonostante in Brasile il melting-pot fosse molto comune ed esistessero tutte le ‘gradazioni di colore’, era anche uno dei paesi in cui si verificavano ancora abietti fenomeni di segregazione contro i neri. Il film non fu mai distribuito commercialmente fuori dalla Nigeria, dove non riscosse molto successo: non era un film facile per il pubblico nigeriano. Però fu mostrato nei festival interessati al cinema africano di tutto il mondo.

Françoise Balogun, The Magic of Nigeria. On the Cinema of Ola Balogun, Filmkollektiv Frankfurt, 2016

Copia proveniente da

Un ringraziamento speciale a Émilie Cauquy, Aboubakar Sanogo, Gary Vanysian.