DAÏNAH LA MÉTISSE
Sog.: da un racconto di Pierre Daye. Scen: Charles Spaak. F.: Louis Page, Georges Périnal. Int.: Laurence Clavius (Dainah Smith), Charles Vanel (Il meccanico Michaux), Gabrielle Fontan (Berthe), Habib Benglia (il marito), Maryanne (Alice), Lucien Guérard (il dottore), Gaston Dubosc (il comandante). Prod.: G.F.F.A. – Gaumont-Franco Film-Aubert. DCP. D.: 55’. Bn.
Scheda Film
Probabilmente non sapremo mai com’era il montaggio iniziale di Daïnah la métisse. Dimezzato già prima dell’uscita in sala, il film di Jean Grémillon si è trasformato, suo malgrado, in un’anomalia attraversata da lacune che paradossalmente accentuano la bellezza di quest’ora di poesia nera.
In realtà si segue con occhio distratto l’intrigo esotico immaginato da Charles Spaak, poliziesco a porte chiuse dagli accenti shakespeariani, per abbandonarsi rapidamente alla magia ipnotica del film. Bisogna imbarcarsi in questo Grémillon come si entra in un sogno, e inoltrarsi, increduli, tra gli arredi del transatlantico, i suoi corridoi, le sue curve e le sue linee rette filmate con la poesia geometrica di uno Dziga Vertov. Lasciarsi trascinare in un incredibile ballo in maschera, incubo allucinatorio nel quale sembrano prendere corpo i ritratti sghembi di Braque e Picasso. Ammirare beati un prestigiatore che fa volteggiare i suoi pugnali prima di svanire in una nuvola di fumo. E infine restare interdetti e meravigliati di fronte a Daïnah, la sua stola bianca, la sua fantastica parure da ballo, la sua coreografia sensuale, violenta e jazzy, il suo spleen da crociera. Daïnah è la misteriosa Laurence Clavius, attrice meticcia dalla bellezza irreale, un solo film e poi scompare, un destino sulla falsariga del film, fugace e inafferrabile.
E un illusionista è lo stesso Grémillon, che invita a un viaggio insolito. Ha come compagni di viaggio Epstein, Dulac, Cocteau e Richter, e si è lasciato alle spalle nell’anonimato delle loro piccole carriere i produttori che un tempo volevano farlo scendere a terra.
Xavier Jamet