THE WOMAN UNDER OATH
F.: John K. Holbrook. Int.: Florence Reed (Grace Norton), Hugh Thompson (John Schuyler), Gareth Hughes (Jim O’Neil), David Powell (Edward Knox), Florida Kingsley (signora O’Neil), Mildred Cheshire (Helen), May McAvoy (Edith Norton), Harold Entwistle (il giudice). Prod.: Tribune Productions Inc. 35mm. L.: 1693 m. D.: 61’. Bn.
Scheda Film
“Una donna è caratterialmente idonea a far parte della giuria in un processo per omicidio?”. Con questa didascalia, The Woman Under Oath si annuncia come film attuale e provocatorio. Nel fosco melodramma giudiziario di Stahl, Gareth Hughes è Jim, un giovane accusato di aver ucciso il ripugnante ex datore di lavoro Edward Knox, interpretato da David Powell. Florence Reed è Grace Norton, scrittrice clamorosamente scelta come membro della giuria al processo. Nel film è il primo caso di donna giurata nello stato di New York, anche se questa possibilità fu sancita per legge solo nel 1937.
Per mezzo di flashback e di sguardi eloquenti nell’aula di tribunale, dopo una serie di depistaggi Stahl rivela infine la verità sulla morte di Knox. Tra le sequenze di rilievo, il travagliato interrogatorio di Jim, durante il quale la polizia ricorre a un espediente decisamente scorretto per terrorizzarlo ed estorcergli una confessione, e le tormentate visioni di Grace in camera di consiglio, dove la giovane tiene testa ai colleghi, certi della colpevolezza di Jim.
L’“Exhibitors’ Herald” liquidò sbrigativamente The Woman Under Oath come “comicamente serio, dilettantesco e completamente deludente” e aggiungendo che l’interpretazione valorizzata da molti primi piani di Reed nel ruolo della protagonista “non riscatta il film”. Più positivo il giudizio del “Wid’s Daily”, che seppure sconcertato dai flashback elogiò l’interpretazione di Hughes (“ritratto magistrale e incisivo di un giovane accusato”) e il sobrio utilizzo delle didascalie, decretando che si trattava di “un buon film nel suo genere” anche se “sotto certi aspetti non molto sano”. In ultima analisi, a fare da richiamo era il tema d’attualità evocato in apertura, tanto che il “Wid’s Daily” raccomandava il film al pubblico femminile e in particolare alle famiglie progressiste nelle quali “il suffragio femminile è un frequente argomento di discussione tra le donne”.
A dispetto dei giudizi dei contemporanei, The Woman Under Oath si distingue come il film compiuto e avvincente di un regista votato a una brillante carriera. Stahl continuò a girare melodrammi femminili e rivisitò la trama di questo film quando produsse Painted Faces, un sonoro del 1929.
Pamela Hutchinson