A MOSCA CIECA
Scen.: Romano Scavolini. F.: Mario Masini, Cesare Ferzi, Roberto Nasso, Romano Scavolini. M.: Mauro Contini. Mus.: Vittorio Gelmetti. Int.: Carlo Cecchi, Laura Troschel, Emiliano Tolve, Remo Remotti, Joseph Valdambrini, Ciro Moglioni, Cleto Ceracchini, Paola Proctor, Pippo Franco. Prod.: Enzo Nasso. DCP. D.: 79’. Bn e Col.
Scheda Film
Lungometraggio d’esordio di uno dei più inclassificabili registi italiani, Romano Scavolini (nato a Fiume nel 1940), autore, tra l’altro, del Nightmare (1981) che ha ispirato la celebre saga horror lanciata da Wes Craven qualche anno dopo. Ha un che di paradossale la sorte di questo oggetto non identificato del cinema italiano che la Commissione di censura bocciò per tre volte, tacciandolo di “pornografia”, e forzandolo a una clandestinità durata cinquant’anni, interrotta dal recente ritrovamento (e dal restauro digitale) del negativo 16mm della prima versione, quella voluta dal regista prima dei tagli e degli interventi chiesti da Moravia (che suggerì – da membro della Commissione – di aggiungere alcuni dialoghi che ‘spiegassero’ l’inspiegabile gesto omicida di Carlo Cecchi che sta alla base del film e che il titolo dichiara molto apertamente). È un film letteralmente mai visto: la copia circolata occasionalmente fino a oggi infatti è quella rifiutata definitivamente dal Consiglio di Stato in suprema istanza, piuttosto lontana da quella originale (rimaneggiata per tre volte per ovviare ai divieti censori) che dopo mezzo secolo torna a farsi viva con tutta la sua impudente radicalità. Non c’era spazio nell’Italia del 1966 per un cinema come questo, amorale, sfacciatamente sregolato, ‘rubato’ all’economia asfissiante dell’industria cinematografica, troppo oltre anche rispetto ai canoni nouvellevaguisti importati da noi dal giovane Bertolucci. Non mancarono tuttavia sostenitori illustri che lo difesero. Una primissima versione del film, di sei ore, spinse Ungaretti a convincere Enzo Nasso a distribuirlo (purché – su richiesta di quest’ultimo – fosse riportato a una durata ‘normale’). Per Elsa Morante A mosca cieca era il film che spazzava via definitivamente il neorealismo.
Alla fine l’invisibilità ha giocato a favore di questo grande film-fantasma, favorendone una fama postuma, in assenza, per così dire. Ora che ritorna dove non è mai stato possiamo toglierci la benda davanti agli occhi e vederlo avanzare guidato unicamente dalla propria accecante libertà.
Donatello Fumarola