Le Centre Georges Pompidou
F.: Nestor Almendros, Emmanuel Machuel; Mo.: Véritable Silve, Colette Le Tallec, Dominique Taysse; Su.: Michel Brethez; Prod.: Jacques Grandclaude/La Communauté De Cinema, Con La Partecipazione Del Ministère Des Affaires Étrangères Per Adpf / Création 9 Information-Film Jacques Grandclaude; 35mm. D.: 57′.
Scheda Film
(…) La singolarità del film Le Centre Georges Pompidou è che si tratta di un film senza attori. Funziona dunque come un rivelatore e una lente di Rossellini alle prese unicamente con la dimensione della concezione e realizzazione delle inquadrature. Immagino che in un set con attori, si vedrebbe in maniera meno distinta tutto ciò che concerne la relazione coi tecnici, le decisioni di movimenti di macchina, di velocità dei travelling, delle inquadrature, etc. Si assiste qui, in modo quasi sperimentale, ad un processo di creazione perfettamente leggibile in tutte le sue fasi. Si vede Rossellini assumere in tempo reale tutte le decisioni, operare tutte le scelte, condividerle con i suoi tecnici, modificarle tra le riprese. In breve, si vedono con una chiarezza rara, non le forme esteriori del lavoro, ma il gesto di creazione stesso in tutte le sue fasi, tutte le sue componenti. Non conosco un film più pedagogico su ciò che significa pensare e realizzare una sequenza. Per la prima volta, ho capito in modo concreto come il cineasta si servisse del suo famoso dispositivo [il pancinor ndc] per manovrare egli stesso lo zoom durante la ripresa. Non, come si potrebbe pensare alla cieca, perché all’epoca non esisteva, nessun controllo video della sequenza che si stava girando. Ma in modo molto preciso grazie alla sua perfetta conoscenza degli obiettivi e della loro resa. In queste rushes lo si vede individuare con precisione, per ogni posizione della mdp, durante le prove di un movimento di macchina, la focale corrispondente all’inquadratura che vuole ottenere in quel momento nella sequenza. Quando la ripresa comincia, lo si vede manovrare il suo comando dello zoom, non alla cieca ma con dei riferimenti precisi iscritti con la matita sul quadro della sua manopola: sa esattamente quello che vede il cameraman quando è a 30, a 50, o a 80 mm. Scopriamo un cineasta all’opposto della sua leggenda di disinvoltura tecnica, un regista che conosce e domina perfettamente tutti gli elementi della tecnica di realizzazione di un film. Un grande tecnico e un uomo di squadra, abile a far passare con dolcezza, e senza manifestazione esteriore d’autorità, le sue decisioni artistiche a tutti i membri della sua équipe.
Alain Bergala, 17 maggio 2007