VOYAGE À TRAVERS LE CINÉMA FRANÇAIS
Scen.: Bertrand Tavernier, Jean Olle- Laprune, Stéphane Lerouge. M.: Guy Lecorne. Mus.: Bruno Coulais. Commento: André Marcon. Prod.: Frédéric Bourboulon per Little Bear, Gaumont, Pathé Production
DCP. Bn e Col.
Scheda Film
Cittadino e spia, esploratore e pittore, cronista e avventuriero, un lavoro descritto assai bene da tanti autori, da Casanova a Gilles Perrault, è in effetti una bella definizione del mestiere di regista, e vorremmo applicarla a Renoir, Becker, al Vigo di L’Atalante, Duvivier, così come a Truffaut e Demy. A Max Ophuls e Bresson. E a registi meno noti come Grangier, Gréville e Sacha che, con una scena o un film, illuminano un’emozione, svelano verità sorprendenti. Vorrei che il mio film fosse un gesto di gratitudine nei confronti di tutti quei registi, scrittori, attori e musicisti che hanno costellato la mia vita. I ricordi riscaldano: questo film è un po’ di carbone per le notti d’inverno.
Bertrand Tavernier
A Cannes un film dominava tutti gli altri: l’eccezionale documentario diretto da Bertrand Tavernier. Un regista francese di gran classe fin dagli anni Settanta, che conosce la storia del cinema come pochi altri, e ha dato vita a un’indagine profonda, penetrante, estremamente divertente e personale. Senza dubbio uno dei più bei documentari sulla storia del cinema.
Todd McCarthy, “Hollywood Reporter”, 23 maggio 2016
“È un film impossibile, proprio per questo voglio farlo”, si vantava Jean-Pierre Melville. Il suo allievo, ed ex assistente, Bertrand Tavernier ha intrapreso una recherche du cinéma perdu che costituisce una sfida impossibile, sia contro il tempo che contro gli intricatissimi meandri del passato. Intessendo auto-ironiche evocazioni autobiografiche e favolose scoperte, stile coup de torchon, sui cineasti che ha amato fin da ragazzo, e che in seguito ha intervistato, frequentato, sostenuto, analizzato, l’irresistibile affabulatore dal caloroso accento lionese ci trascina, impavido come Capitan Conan, attraverso vallate, colline e vette del cinema francese. Tramite rari documenti d’epoca, una marea di estratti filmici straordinari, nonché il supporto prezioso dell’Institut Lumière e di Thierry Frémaux. Senza mai scordare, nel suo libero girovagare, i mutevoli, contraddittori contesti socio-politici, dal Fronte Popolare a Pétain, De Gaulle, Pompidou. In orizzonti così vasti non c’era capitato di addentrarci dai tempi, ormai lontani, degli avventurosi viaggi televisivi a puntate di Mario Soldati, uno scrittore, regista e polemista altrettanto onnivoro e onnisciente.
Questo assaggio da una serie in nove puntate di cinquanta minuti, accolto trionfalmente a Cannes e servito fumante in tavola al Cinema Ritrovato – da ottobre, grazie a Pathé Gaumont, in molte sale francesi, e prima o poi, auguriamoci, anche in quelle italiane –, fa da succulento antipasto del banchetto regale. Que la fête commence.
Lorenzo Codelli