The Man and the Moment (film dialogato al 40%) è una commedia romantica che s’installa onorevolmente nel medio standard. George Fitzmaurice provvede a diluire lo spesso contenuto zuccherino del racconto di Elinor Glyn, cosicché la versione cinematografica indugia meno sui languori amorosi e si concede più situazioni d’aperto tono comico. Una volta almeno il dialogo allude, con una certa sottile audacia, a qualcosa che ha a che fare col sesso (l’allusione è peraltro poi ripetuta tante volte che persino gli uscieri fuori sala capiranno di che si tratta). E nel complesso le battute del dialogo funzionano. […] I principali luoghi dell’azione sono un angolo di West Coast e uno yacht. La fotografia fa sfrecciare le barche sull’acqua della baia a una velocità innaturale, ma piuttosto emozionante. Il giovane, sfrenato e fatuo milionario che sarà al centro del film ci viene presentato un attimo prima che sul suo motoscafo piombi l’acquaplano guidato dall’eroina, graziosa ingénue appena sgusciata fuori da un’educazione reclusa lassù nel Nebraska e affidata alle cure d’un inflessibile tutore. Rod La Rocque e Billie Dove interpretano i ruoli principali: per quanto Elinor Glyn ne abbia fatto personaggi sofisticati e quasi da favola, le loro voci e il ‘tono’ della recitazione non riescono a eliminare del tutto un certo accento da piccola città di provincia che s’insinua soprattutto nelle battute più stereotipate. Entrambi gli attori forniscono tuttavia una prova convincente, soprattutto La Rocque.
Il registro comico è forse troppo costantemente presente – con l’eccezione di una sequenza di baci su occhi e orecchie – perché il romanticismo di The Man and the Moment si trasformi in qualcosa di più caldo e audace. Sappiamo fin dall’inizio che la Joan di Billie Dove è fuori luogo (fuori dalla sua classe) tra la ricca compagnia ad alto tasso alcolico dello yacht di Mike, e dalla seconda metà del primo rullo siamo altrettanto sicuri che lo stesso Mike, il presunto sciupafemmine, s’è finalmente innamorato di vero e puro amore. Ma alla fine, come i fan ben sanno, le convenzioni del genere restano il miglior modo per uscire soddisfatti dalla sala.

(“Variety”, agosto 1929)