Lun
23/06
Cinema Jolly > 14:00
POSTCHI
Safa Mehrjui
Info sullaProiezione
Sottotitoli
Versione originale con sottotitoli
Modalità di ingresso
POSTCHI
Scheda Film
Taghi, timido e sottomesso postino, vive con la moglie Monir in una zona remota dell’Iran settentrionale e lavora anche come domestico part-time per il proprietario terriero Niattolah, il quale, insieme a un veterinario che ha in cura Taghi per problemi di impotenza, non perde occasione per umiliarlo. Il nipote di Niattolah, tornato dall’Occidente per trasformare la fattoria dello zio in un più redditizio allevamento di maiali, seduce Monir – gesto che contribuisce alla rapida discesa del postino nella follia e nell’omicidio. Opera indispensabile della nouvelle vague iraniana, Postchi è una feroce critica alla cieca occidentalizzazione del paese e mette in luce le tragiche conseguenze dello scontro tra una modernità corruttrice e una tradizione inefficace. Ispirato all’opera teatrale di Georg Büchner Woyzeck, il film usa l’impotenza sessuale come metafora di uno stato le cui risorse rimangono irraggiungibili e inutilizzabili per le classi subalterne: Taghi vive vicino al mare ma non sa nuotare; ottiene un fucile ma non riesce a sparare. Anche l’idea dell’allevamento di maiali, la cui carne è proibita ai musulmani, è del tutto assurda. Le allegorie si intrecciano alla satira – una fattoria degli animali popolata da uomini – e il film, sebbene possa essere letto come una testimonianza della repressione di classe, esprime in ultima analisi una più profonda paura di tutto ciò che è umano. Forse non sorprende che Postchi sembri quasi un seguito di Gaav (The Cow, 1969) dello stesso Mehrjui, in cui l’attore Ezzatollah Entezami (che qui interpreta il proprietario terriero) si trasformava, in una metamorfosi memorabile, nella sua amata mucca morta. Ma è Ali Nassirian, con la sua interpretazione magistrale nel ruolo del protagonista, a dare vita a una figura di perdente tra le più emblematiche in un cinema del dissenso che raggiunse il suo apice nell’Iran degli anni Settanta. Amos Vogel, che fu tra i primi a riconoscere nel film la “felice fusione di pathos, umorismo e attenzione verso i poveri”, paragonò la ferocia di Postchi alle opere di Chaplin e Vittorio De Sica. Il film possiede una prodigiosa capacità di passare quasi impercettibilmente dalla satira simbolica a una dimensione metafisica, mentre la macchina da presa si arrende lentamente alla psiche fratturata di Taghi, la cui soggettività terrorizzata e terrificante diventa anche la nostra.
Ehsan Khoshbakht
Cast and Credits
T. int.: The Postman. Sog.: dalla pièce Woyzeck (1836) di Georg Büchner. Scen.: Dariush Mehrjui. F.: Houshang Baharlou. M.: Talat Mirfendereski. Mus.: Hormoz Farhat. Int.: Ali Nasirian (Taghi), Ezzatollah Entezami (Niattolah), Zhaleh Sam (Monir), Ahmadreza Ahmadi (il nipote), Ezzatollah Ramezanifar (Ramazan), Bahman Forsi (il veterinario). Prod.: Mehdi Misaghiyeh. DCP. D.: 104’. Bn.
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